In tempo di crisi economica, stride la relazione dell’Unione Europea di fine 2012
che evidenzia come, dopo un calo nei due anni precedenti, è tornata a salire l’esportazione
delle armi. Mercati del commercio di materiale bellico soprattutto le aree di maggior
tensione del pianeta come Medio Oriente e Asia. Per un commento su questo inquietante
rapporto, dimenticato dai canali d’informazione mondiale, Giancarlo La Vella ha
sentito don Renato Sacco di "Pax Christi", organizzazione promotrice di numerose
campagne contro la diffusione delle armi:
R. – Da quanto
afferma la relazione, che purtroppo è rimasta un po' sotto traccia e sulla quale non
è stata fatta grande pubblicità, risultano dati agghiaccianti: per esempio, che l’export
delle armi europee è aumentato del 18% e ha superato il volume di 37 miliardi di euro.
Quindi, è davvero tragico che, da una parte, si parli di vita, di difesa dei diritti
e poi si punti a ristrutturare le proprie economie con il sangue che le armi fanno
versare, perché le armi servono solo a far le guerre.
D. – Quali speranze di
successo possono avere le varie iniziative diplomatiche, per superare le varie crisi
che ci sono nel mondo, se contemporaneamente si foraggiano con le armi le parti in
conflitto?
R. – Certo: come si fa a chiedere pace, se poi siamo noi i primi
che abbiamo venduto armamenti anche ad Assad, a Gheddafi, a Saddam Hussein? Sono cifre
pazzesche in tempo di crisi. Per questo credo sia bello ricordare il messaggio del
Papa che dice: “Beati gli operatori di pace”. Quindi, noi dobbiamo operare per costruire
la pace non la guerra. E’ urgente accogliere anche l’invito di Benedetto XVI di deporre
le armi, ma se le dobbiamo deporre, prima di tutto, non dovremmo né costruirle, né
venderle.