2013-01-08 11:39:24

Mali: ribelli spingono verso sud. Accuse all'ex premier


Fonti di stampa maliane e l’agenzia mauritana ‘Sahara Media’ hanno riferito di scontri all’arma pesante tra soldati di Bamako e ribelli di Ansar Al Din nella regione meridionale di Mopti. I combattimenti - riferisce l'agenzia Misna - sarebbero cominciati lunedì pomeriggio nei pressi di Kona, 30 chilometri a est di Mopti, e del villaggio di Gnimigama (o Nimignama) dov’è stata segnalata una presenza significativa di jihadisti, miliziani armati legati a vari gruppi islamici. Finora non è stato diffuso alcun bilancio di vittime e il governo maliano non si è ancora pronunciato sull’accaduto. Se venissero confermati, i combattimenti delle ultime ore costituirebbero il primo scontro diretto tra esercito e ribellione dallo scorso aprile. Il quotidiano locale ‘Le Républicain’ ha precisato che a Kona le forze armate maliane avrebbero già rafforzato il proprio dispositivo di sicurezza e sarebbero riuscite a respingere “senza difficoltà” gli elementi di Ansar Al Din. Nei giorni scorsi testimoni locali avevano espresso “preoccupazione” per “l’avanzata” dei ribelli di Ansar Al Din, Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) e del Movimento per l’unità e il jihad in Africa occidentale (Mujao), accampati nel villaggio di Bambara Maoudé. Partiti dai capoluoghi settentrionali di Gao e Timbuctù, controllati da più di otto mesi, gli uomini pesantemente armati starebbero progredendo verso le regioni centro-meridionali. Del resto, in un comunicato pubblicato venerdì, la direzione di Ansar Al Din annunciava la rottura della tregua osservata da diversi mesi e accusava Bamako di “reclutare mercenari” e “mobilitare, su base razziale, migliaia di miliziani lungo la linea del fronte per schiacciare le popolazioni del Nord”. Il sito del ‘Journal du Mali’ ha ricordato che dall’inizio del mese colonne di veicoli e movimenti sospetti di uomini armati sono stati segnalati in diverse località del centro, tra cui Ngouma, attorno al lago Gnagagne fino a Boré, a una quarantina di chilometri dalle posizioni controllate dalle truppe governative. Secondo la stessa fonte i ribelli potrebbero ora puntare su Sévaré, centro di addestramento delle truppe maliane a 15 chilometri da Mopti. L’ex capo della giunta militare responsabile del colpo di stato del 22 marzo, il capitano Sanogo, avrebbe già inviato rinforzi per arginare la progressione degli insorti. E’ proprio a Sévaré che dovrebbero arrivare in tempi brevi 400 addestratori militari europei incaricati della formazione dei soldati di Bamako, sotto la responsabilità del generale francese Lecointre. Inoltre nella stessa zona sono stati segnalati scontri tra tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) e affiliati al gruppo Ganda Izo, una milizia locale di autodifesa che intende partecipare a un’eventuale futura offensiva per liberare il nord del paese. Dichiarazioni dure e presunta ripresa degli scontri sul terreno sono state interpretate da osservatori come un tentativo degli islamici di esercitare forti pressioni sul governo di transizione a pochi giorni di un secondo round di colloqui diretti con le autorità maliane. Il 10 gennaio a Ouagadougou il presidente burkinabe Blaise Compaoré medierà a nome della Cedeao (Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale) tra le delegazioni di Ansar Al Din, dell’Mnla e dell’esecutivo di transizione guidato da Diango Cissoko. Intanto il capo del governo maliano sta proseguendo il suo tour diplomatico in Africa occidentale. A Conakry, il presidente Alpha Condé ha assicurato al Mali il pieno sostegno della Guinea per “combattere le forze terroristiche, liberare il vostro Paese e ristabilire uno Stato laico”. A Bamako è invece finito al centro della cronaca l’ex primo ministro ad interim, Cheick Modibo Diarra, costretto il mese scorso dalla giunta golpista a rassegnare le dimissioni. Ha scelto la pagina Facebook del quotidiano ‘Info Matin’ per respingere le pesanti accuse dei suoi detrattori, quelle di appropriazione indebita di sei miliardi di franchi Cfa di aiuti destinati agli sfollati del nord. I fondi in questione sarebbero stati versati da Regno Unito, Marocco e Algeria. (R.P.)

Ultimo aggiornamento: 9 gennaio







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