India. I cristiani: "no" a pena di morte e castrazione chimica per gli stupratori
“No” alla pena di morte e alla castrazione chimica per gli stupratori: è quanto chiedono
i gruppi laicali cattolici indiani intervenendo nel dibattito sulla nuova legge per
prevenire e punire il reato di stupro, all’esame del governo indiano. Una nuova legge
per il reato di stupro – in India poco considerato per una cultura ancestrale che
nega la dignità alla donna – è nell’agenda dell’esecutivo, dopo il clamoroso caso
di una ragazza di 23 anni, violentata e malmenata da un gruppo di cinque giovani a
Delhi, il 16 dicembre scorso, e poi morta il 29 dicembre. L’episodio ha destato sconcerto
sul piano internazionale, riportando a galla la annosa questione della tutela della
dignità della donna in India, tema da sempre caro ai cristiani. In una nota inviata
all’agenzia Fides, il “Catholic Secular Forum” (Csf), movimento laicale cattolico
con sede a Mumbai, a capo di una piattaforma di altre associazioni cristiane, ricorda
che “la pena di morte e la castrazione chimica non sono parte della posizione della
Chiesa”. In un memorandum inviato al governo indiano, i movimenti cristiani esortano
l’esecutivo a rendere obbligatoria l'educazione sessuale nelle scuole pubbliche, di
ogni ordine e grado, per evitare l’insorgere di comportamenti sessualmente deviati
nei giovani. Per far calare il reato di stupro, “occorre cambiare la mentalità degli
studenti durante gli anni della formazione”, nota e “porre l'accento sulle pari dignità
fra uomo-donna”. In materia di prevenzione, si domanda uno sforzo anche alle Chiese
cristiane, notando l’urgenza di “una educazione alla sessualità, al rispetto della
corporeità come dono di Dio, al rispetto verso le bambine, sin dai primi anni del
catechismo, e per gli alunni delle scuole cristiane”. I movimenti laicali hanno inviato
una lettera alla Conferenza episcopale dell’India segnalando un programma educativo
già messo in atto dall’arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly, della Chiesa siro-malabarese,
in Kerala, chiedendo che venga esteso a tutte le diocesi. Si tratta del programma
di educazione sessuale “Enlight”, rivolto ai preadolescenti e adolescenti che frequentano
le classi di catechismo, a partire dai 10 anni di età. “E’ necessario farlo, visto
l’aumento dei casi di abusi sessuali, stupri e delitti contro le donne nella società
indiana”, nota il Csf, affermando la necessità di educare i bambini su tali temi “soprattutto
alla luce di internet e dei resoconti diffusi dai mass-media”. Tale impegno potrebbe
avere un impatto perché esistono 15mila fra scuole e istituti educativi gestiti solo
dalla Chiesa cattolica nel Paese, in circa 200 diocesi. Come riferito a Fides dalla
Chiesa locale, il programma educativo “Enlight” si avvale di uno staff di psicologi
e consulenti cristiani. Questi, con supporti audiovisivi, introducono i bambini alla
visione cristiana della sessualità e del corpo umano, ai cambiamenti biologici nel
corpo di un adolescente durante la pubertà, all’attrazione sessuale uomo-donna. Un
segmento specifico si occupa, poi, dei rischi e delle trappole dei social network,
delle chat e dei telefoni cellulari. Come appreso da Fides, i bambini che lo hanno
seguito, “risultavano confusi su concetti come omosessualità, matrimoni gay, sesso
prima del matrimonio, contraccezione, aborto, incesto e stupro”. Il fine ultimo del
programma è spiegare che la sessualità è un dono di Dio. (R.P.)