Il Papa per la Giornata del malato: il Buon Samaritano modello di chi cura e offre
aiuto
“Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. E’ centrato sul Vangelo di Luca e sulla parabola del
Buon Samaritano il Messaggio di Benedetto XVI per la XXI Giornata mondiale del malato,
che si celebrerà in forma solenne l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine
di Lourdes, presso il Santuario mariano di Altötting. Cuore delle parole del Papa,
l’amore profondo di Dio specie per chi è nel dolore. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Nella Giornata
mondiale del malato, momento di preghiera e “offerta della sofferenza per il bene
della Chiesa”, nonché di “richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello
infermo il Santo Volto di Cristo” morto e risorto per salvare l’umanità, il Papa rinnova
in modo particolare la sua vicinanza a chi è nella prova e col Concilio Vaticano
II ripete rassicurante: “Non siete né abbandonati, né inutili: voi siete chiamati
da Cristo, voi siete la sua trasparente immagine” (Messaggio ai poveri, ai malati
e ai sofferenti). Nel Buon Samaritano, la chiave e l’esempio che Benedetto XVI offre
in quest’occasione ad operatori pastorali e sanitari e agli stessi malati, che si
preparano al pellegrinaggio spirituale che quest’anno li conduce da Lourdes ad Altötting.
La
parabola di San Luca, spiega il Papa, è infatti una delle immagini con cui “Gesù fa
comprendere l’amore profondo di Dio verso ogni essere umano”, specialmente se è nel
dolore, e nelle parole finali “Va’ e anche tu fa’ lo stesso” anche l’atteggiamento
che deve avere ogni suo discepolo verso il prossimo bisognoso di cura. Nel Buon Samaritano,
ricorda il Papa, varia patristica vede Gesù stesso che ama senza barriere né confini
e che “si spoglia” del suo abito divino per assumere forma umana, accostarsi all’umanità
smarrita e ferita per il proprio peccato, per portare speranza e luce. E’ dunque da
questo amore infinito di Dio, attraverso la preghiera, prosegue il Pontefice, che
si attinge la forza per vivere ogni giorno un’attenzione concreta a chi è ferito e
chiede aiuto, anche se sconosciuto e privo di risorse. Ciò vale non solo per gli
operatori pastorali e sanitari – aggiunge – ma per tutti e per gli stessi malati,
cui il Papa ricorda: “Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore,
che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare,
di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore”.
Benedetto
XVI non manca poi di offrire esempi, tratti dalla storia della Chiesa, che possano
stimolare ciascuno, in quest’Anno della Fede, a intensificare, come buoni samaritani,
la diaconia della carità. Santa Teresa del Bambino Gesù, il Venerabile Luigi Novarese,
Raoul Follereau, la Beata Teresa di Calcutta e Sant’Anna Schäffer di Mindelstetten
hanno aiutato i malati a valorizzare la sofferenza sul piano umano e spirituale, fino
all’esempio più alto della Vergine Maria che, dice il Papa, segue il Figlio di Dio
sul Golgota mai perdendo la fiducia – poi illuminata dalla Risurrezione – che Dio
vince sul male, sul dolore e sulla morte. Il pensiero del Papa raggiunge infine quanti
sono impegnati nella pastorale sanitaria – istituzioni cattoliche, società civile,
comunità cristiane, famiglie religiose e associazioni – per ringraziarli e incoraggiarli
a crescere nella consapevolezza che “nell’accoglienza amorosa e generosa di ogni vita
umana, soprattutto se debole e malata, la Chiesa vive oggi un momento fondamentale
della sua missione”.