Giornata delle Migrazioni. Mons. Perego: lottare contro forme di violenza e prevaricazione
“Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza” è il tema della Giornata mondiale
delle Migrazioni 2013 che sarà celebrata domenica prossima 13 gennaio. Una questione
che “evoca forti passioni e dibattiti”, ha sottolineato mons. Paolo Schiavon, presidente
della Commissione episcopale per le migrazioni e della "Fondazione Migrantes", presentando
martedì mattina alla stampa il programma della Giornata, organizzata quest’anno a
Bari. Presenti alla conferenza stampa il direttore e anche il ministro della Salute
del governo uscente, Renato Balduzzi. Roberta Gisotti ha intervistato mons.
Giancarlo Perego, direttore generale della "Fondazione Migrantes":
D. - 215 milioni
gli immigrati nel mondo, 42 milioni e 500 mila le persone costrette alla fuga nel
2011, di cui circa 15 milioni rifugiati ed oltre 26 milioni sfollati interni. In Italia
sono più di 5 milioni, fra questi 1 milione di bambini, 650 mila nativi. Mons. Perego
richiamando il tema della Giornata scelto da Benedetto XVI, l’idea di pellegrinaggio
può lenire la sofferenza che l’essere migrante comunque comporta?
R. - Certamente,
chi si mette in cammino ha una speranza di migliorare la propria vita. Infatti, i
215 milioni di migranti nel mondo partono proprio perché desiderano cercare una migliore
condizione di vita per sé e per le proprie famiglie; ma al tempo stesso, in questo
viaggio, chiaramente la loro situazione cambia secondo le persone che incontrano.
Il Papa ricorda come, tante volte in questo cammino di speranza, si incrociano disperazione,
morte, violenza; pensiamo solo ai 2mila morti nel Mediterraneo, che sono avvenuti
lo scorso anno. Quindi, giustamente, occorre coniugare strettamente questo tema della
speranza, con il tema di una fede che diventa anche promozione dei diritti dell’uomo
e dei diritti delle persone; lottando contro tutte quelle forme che, tante volte,
nascono nel mondo dell’immigrazione, che sono le forme di violenza e di prevaricazione.
D.
- Nella società italiana, secondo lei, c’è abbastanza attenzione al tema dei diritti
dei migranti, o piuttosto se ne parla troppo sovente sull’onda emotiva di fatti di
cronaca?
R. - Purtroppo è vero che, tante volte, il tema dell’immigrazione
è un tema o ideologico o emergenziale; mentre, di fronte a un Paese - l’Italia - che
ormai ha 1 persona su 10 che proviene da altri Paesi, da altri mondi, credo che sia
importante cambiare il volto delle nostre città, anche cambiare il volto delle nostre
chiese, perché si sia capaci di interpretare questa differenza che è presente e questa
ricchezza strutturale del nostro Paese. Si pensi che, ad esempio - ormai dal 2009
- a Milano sono più i bambini nati da genitori stranieri, che da genitori italiani.
Quindi, non solo sul piano demografico, non solo sul piano lavorativo, ma anche sul
piano culturale e sociale, credo che la risorsa migratoria - come ricorda il Papa
- sia un valore aggiunto per le nostre comunità.
D. - Nell’Anno europeo della
cittadinanza, questo è sicuramente un tema caldo per i migranti. Quali proposte della
Chiesa italiana?
R. - Riproponiamo ciò che avevamo sottolineato nell’agenda
di Reggio Calabria, nella Settimana Sociale dei Cattolici Italiani: una modifica della
legge sulla cittadinanza, perché passino da 10 a 5 anni i tempi di attesa per la richiesta,
ma soprattutto che si ampli lo Ius soli, soprattutto per i 650mila bambini
nati in Italia e che, a pieno titolo, sono persone che stanno crescendo nelle nostre
scuole, nelle nostre famiglie, nelle nostre città e devono essere riconosciuti come
i nuovi italiani.