Giornata dell'infanzia missionaria: i ragazzi protagonisti dell'annuncio
Si celebra oggi, in molti Paesi del mondo, la Giornata dell’ infanzia missionaria.
Il tema dell’edizione 2013 è: “Con Gesù imparo a credere”. Un’occasione accolta con
entusiasmo da bambini e ragazzi, invitati a farsi annunciatori del Vangelo. In molte
parrocchie sono loro adanimare la Messa con preghierefocalizzate
sulle difficoltà di tanti coetanei a cui vengono destinate anche le offerte, frutto
dei loro risparmi, raccolte durante la celebrazione. Al microfono di Alessandro
Filippelli, sentiamo Pablo Sartori del “Piccolo Missionario", il mensile
dei Missionari Comboniani di Verona:
R. - Io penso
che il tema vada di pari passo con la presenza nel mondo delle giovani generazioni,
in quanto essere cristiani comporta questa dimensione di apertura. Nella misura in
cui un giovane, un ragazzo, o anche un bambino, apre la propria vita all’esistenza,
alla vita, in questo modo impara da Gesù, che si è aperto agli altri, in un atteggiamento
di donazione, anche cosa significhi veramente il valore della fede, che è proprio
quello di mettersi al servizio degli altri.
D. – Il motto dell'Infanzia Missionaria
è “I bambini aiutano i bambini”: quanto è importante questa ricorrenza per far accrescere
nei bambini e nei ragazzi il valore della solidarietà come membri attivi della vita
della Chiesa e del mondo…
R. – Mi è capitato molte volte, grazie anche alla
mia esperienza in Perù, di fare da ponte tra l’esperienza, ad esempio, di questi bambini
lavoratori o di altri che vivono in situazioni di disagio, con i bambini e i ragazzi
italiani. I ragazzi italiani, grazie alla testimonianza di questi bambini meno fortunati,
riescono a capire che anche nelle condizioni più disagiate della vita si possono avere
ideali, sogni, e anche mettersi in cammino per realizzarli. In questo senso, credo
che lo slogan sia veritiero, sia verissimo: i bambini possono aiutare altri bambini,
i ragazzi possono aiutare altri ragazzi, più di quanto possano fare gli adulti, ad
esempio.
D. – Come può un bambino dare la sua testimonianza ed essere missionario
nella vita di tutti i giorni?
R. - Io credo che un diverso modo di relazionarsi
con gli altri è già una prima testimonianza missionaria. Quindi vedere l’altra persona,
una persona che magari proviene da un’altra cultura, non come un antagonista o un
rivale, ma come un fratello, non solo nella fede ma anche nella vita. Questo atteggiamento
di apertura, secondo me, è veramente un atteggiamento cardine dell’atteggiamento missionario.
In secondo luogo, direi quello di mettersi all’ascolto della persona e migliorare
le proprie relazioni, dando più importanza alle relazioni dell’essere. Noi viviamo
in una società dove il consumo, soprattutto in questi giorni, va per la maggiore,
quindi penso che avere il tempo per stare con le persone e meno con le cose, stare
più con la famiglia, con gli altri, sia un atteggiamento veramente cristiano sul modello
di Gesù che ha preferito le persone, sempre. Bisognerebbe accompagnare sempre più
questi ragazzi e fa scoprire loro qual è il senso vero di queste celebrazioni perché
il rischio è quello di distrarre; i nostri ragazzi sono distratti da tante cose e
quindi fanno fatica a capire che il centro del Vangelo di Gesù va da tutt’altra parte.
Se, però, i nostri ragazzi sono aiutati da “fratelli maggiori”, dai compagni, dagli
amici, che vivono in un certo modo, ma soprattutto dalla famiglia riescono a rompere
questo assedio e anche a creare vere alternative per un’esperienza di vita cristiana
e di vita di fede abbastanza importante e profonda.