Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
Nella solennità dell’Epifania, la liturgia ci ha proposto ieri il passo del Vangelo
in cui i Magi, giungono a Gerusalemme dall’Oriente. La loro ricerca desta la preoccupazione
del re Erode. Alla gente pongono questa domanda:
«Dov’è colui che è nato,
il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».
Su questa solennità ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno
Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
La
festa dei Magi è sempre molto attesa, e ricca di tradizioni popolari, belle e vivaci.
Ma rischia a volte di perdersi nelle sorprese dei doni o nel folklore di sensi strani
e curiosi. Al centro, anche nell’Epifania, c’è il bambino e la sua misteriosa dignità:
egli è luce delle genti e desiderato dai popoli. Una centralità che non dobbiamo mai
perdere di vista. La ricerca che appassiona questi misteriosi viaggiatori, che scrutano
il cielo, ma hanno il cuore pieno di gioia, ci riguarda da vicino. “È qui la festa?”,
domandano a Gerusalemme: e invece di trovare gente festante, trovano esperti freddi
e senza emozione, e un re sospettoso e omicida, che ha paura perfino di un bambino.
La stella che guida la carovana dei pellegrini - sapienti ma anche umili - porta fino
a Betlemme, presso quel bambino che i cieli hanno segnalato, e il cuore buono ha amato
anche senza conoscerlo. I doni esprimono, simbolicamente, una dichiarazione di fede
universale, oltre che gesto di tenerezza e generosità. Ma la luce del bambino e il
suo misterioso destino dona nuovo senso alla loro stessa vita: quell’altra strada
del ritorno, indica bene un cambio nelle persone, e non solo un rifiuto della perversità
di Erode. Chi incontra il Signore cambia strada e anche vita!