2013-01-05 11:19:23

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica


Nella solennità dell’Epifania, la liturgia ci ha proposto ieri il passo del Vangelo in cui i Magi, giungono a Gerusalemme dall’Oriente. La loro ricerca desta la preoccupazione del re Erode. Alla gente pongono questa domanda:

«Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».

Su questa solennità ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

La festa dei Magi è sempre molto attesa, e ricca di tradizioni popolari, belle e vivaci. Ma rischia a volte di perdersi nelle sorprese dei doni o nel folklore di sensi strani e curiosi. Al centro, anche nell’Epifania, c’è il bambino e la sua misteriosa dignità: egli è luce delle genti e desiderato dai popoli. Una centralità che non dobbiamo mai perdere di vista. La ricerca che appassiona questi misteriosi viaggiatori, che scrutano il cielo, ma hanno il cuore pieno di gioia, ci riguarda da vicino. “È qui la festa?”, domandano a Gerusalemme: e invece di trovare gente festante, trovano esperti freddi e senza emozione, e un re sospettoso e omicida, che ha paura perfino di un bambino. La stella che guida la carovana dei pellegrini - sapienti ma anche umili - porta fino a Betlemme, presso quel bambino che i cieli hanno segnalato, e il cuore buono ha amato anche senza conoscerlo. I doni esprimono, simbolicamente, una dichiarazione di fede universale, oltre che gesto di tenerezza e generosità. Ma la luce del bambino e il suo misterioso destino dona nuovo senso alla loro stessa vita: quell’altra strada del ritorno, indica bene un cambio nelle persone, e non solo un rifiuto della perversità di Erode. Chi incontra il Signore cambia strada e anche vita!









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