Congresso in Cambogia su Vaticano II e Chiesa: atteso videomessaggio del Papa
Si è aperto ieri a Phnom Penh, in Cambogia, un Congresso organizzato dal Vicariato
apostolico locale per l’Anno della fede sul tema “Il Concilio Vaticano II e la Chiesa”.
Nel corso dell’evento verranno distribuiti i testi del Concilio Vaticano II e del
Catechismo della Chiesa cattolica tradotti in cambogiano. Domani, conclusione dei
lavori, è atteso un videomessaggio di Benedetto XVI. Manuella Affejee ha intervistato
il vicario apostolico di Phnom Penh, mons. Olivier Schmitthaeusler:
R. - Le Concile
a eu lieu il y a 50 ans. L’Eglise du Cambodge, à ce moment là, ... Il Concilio
si è svolto 50 anni fa. In quel momento, la Chiesa in Cambogia – per quanto riguarda
la liturgia e in particolare la sua presenza all’interno della società – si era pienamente
inserita nel dinamismo del Concilio. Nel 1975 tutto questo si è fermato con l’arrivo
dei Khmer rossi, con Pol Pot, che decisero l’espulsione di preti, missionari e suore
e uccisero tantissimi cristiani … Solo nel 1990 si è potuta celebrare di nuovo la
prima Messa. Quindi, dal 1990 ad oggi la Chiesa ha vissuto, pur senza saperlo, nel
Concilio Vaticano II, perché è in quel dinamismo che la nostra comunità vive oggi.
Ed è importante per noi avere i testi conciliari tradotti in cambogiano per poterli
meditare insieme a tutti i fedeli. Quest’anno abbiamo scelto il tema della Chiesa
partendo dalla Lumen Gentium: ho preparato un opuscoletto che consente ai cristiani
di comprendere meglio la Chiesa, il popolo di Dio, la Chiesa che ci chiama alla santità,
la Chiesa che ha Maria per modello.
D. – Quali sono le sfide principali che
la Chiesa in Cambogia deve affrontare?
R. – Les principaux défis actuels sont
en particulier de permettre à l’Eglise … Le principali sfide del momento sono quelle
che dovranno permettere alla Chiesa di trovare il suo posto nella società cambogiana
e più semplicemente di permettere ai cambogiani di diventare membri pienamente attivi
della Chiesa. Il profilo della Chiesa è molto particolare, in Cambogia. Prendiamo,
ad esempio, il Vicariato apostolico di Phnom Penh, di cui sono a capo: ci sono 150
missionari all’opera, provenienti da 25 Paesi e da 40 congregazioni. Ci sono poi due
preti cambogiani, due seminaristi e due-tre religiose cambogiane. Per questo abbiamo
istituito, circa un anno fa, una scuola di formazione per i laici che consente loro
di compiere un corso di formazione in due anni che permette ai 45 cristiani iscritti
di diventare veri protagonisti nella loro Chiesa. Credo che questo tema della Chiesa
permetta di portare un po’ di dinamismo e di rispondere alla prima sfida: come la
Chiesa possa essere veramente la Chiesa dei cambogiani. La seconda sfida è la formazione:
noi siamo una Chiesa di prima generazione. Il 90 per cento dei battezzati hanno ricevuto
il sacramento negli ultimi anni. Ora bisognerà ancorarli nella loro fede e far sì
che possano diventare veramente membri responsabili nella Chiesa.
D. – A conclusione
del Congresso, il Papa invierà ai partecipanti un videomessaggio…
R. – J’ai
été très touché que le Saint Père ait accepté … Mi ha toccato profondamente che
il Santo Padre abbia accettato la richiesta di inviarci un videomessaggio in occasione
del Congresso, per incoraggiare i cristiani della Cambogia. Gliel’ho chiesto lo scorso
ottobre durante il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione, dopo aver visto
che il Santo Padre era rimasto colpito dall’intervento sulla Cambogia e aveva sottolineato
che la Chiesa di questo Paese è in crescita e vive davvero la fede. Per noi è una
grande gioia che il Santo Padre abbia accettato. Penso che rappresenti un grande incoraggiamento
per la nostra comunità sapere di essere veramente parte integrante della Chiesa universale,
di essere nel cuore e nella preghiera del Santo Padre. Credo che questo ci darà un
grande slancio per continuare a vivere la fede e annunciare il Vangelo.