2013-01-04 15:02:40

Tensione tra Nord e Sud Sudan. Al via il vertice tra i due Presidenti


Situazione ancora tesa tra Nord e Sud Sudan con scontri e attacchi proprio mentre i Presidenti dei due Stati sono arrivati ieri ad Addis Abeba, in Etiopia, per un vertice che dovrebbe segnare la ripresa del dialogo dopo gli accordi siglati in settembre, e rimasti fin qui lettera morta. Il Sud ha accusato il Nord di incursioni militari sul proprio territorio, e ha chiesto all’Onu e all’Unione Africana di condannare questi atti. Cecilia Seppia ha sentito Antonella Napoli giornalista esperta di Africa della rivista Limes:RealAudioMP3

R. – Effettivamente, la situazione è molto tesa. Abbiamo verificato che gli ultimi attacchi hanno coinvolto anche la popolazione civile. Ci sono molte città colpite da questi nuovi bombardamenti, e centinaia di persone hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni per cercare rifugio …

D. – Questo vertice di Addis Abeba segna la ripresa del dialogo tra Sudan e Sud Sudan e di quei negoziati già siglati a settembre però di fatto rimasti lettera morta. Quali sono ancora le questioni in evidenza?

R. – Ci sono diversi punti su cui c’è ancora una discussione aperta, per quanto riguarda i confini; poi c’è la questione dell’Abyei, che è quella fondamentale. Ricordiamo che l’Abyei è la regione con le maggiori risorse petrolifere e che ancora non è stata assegnata. Purtroppo, il referendum è stato rimandato e questo ha trascinato una questione che continuerà a creare tensione. E’ la risorsa più importante per entrambi i Paesi e nessuno dei due contendenti – Sudan e Sud Sudan – rinuncerà facilmente ai proventi delle risorse petrolifere di quest’area.

D. – Si fa sentire anche la protesta del Movimento di Liberazione del popolo sudanese del Nord – lo Splm (Sudans People Liberation Movement) – che sicuramente non facilita la distensione dei rapporti tra i due Paesi …

R. – Lo Splm Nord continua a contrastare l’esercito nord-sudanese, soprattutto nelle aree più meridionali del Sud Sudan, che confinano con il Darfur. Purtroppo, in questo caso si tratta proprio di un intervento di Juba che contesta le invasioni del territorio sud-sudanese da parte delle forze armate di Khartoum. Per questo continuano i contrasti armati che, come dicevo prima, coinvolgono inevitabilmente la popolazione civile.

D. – Questi negoziati potrebbero sbloccare la situazione. Ma se così non fosse, qual è lo scenario che si apre?

R. – Purtroppo, quello che abbiamo visto anche pochi mesi fa è che era stato in qualche modo frenato dalla Risoluzione Onu che era stata approvata all’unanimità per chiedere la sospensione del nuovo conflitto tra Sudan e Sud Sudan, e cioè una guerra aperta che vedrà contrapporsi questi due Stati che si erano già combattuti – ricordiamolo – per oltre vent’anni in una guerra civile che ha provocato quasi 4 milioni di morti; e poi, purtroppo, rimane aperta la questione dei confini che ancora non sono stati demarcati e che a lungo termine hanno visto contrapporsi varie etnie, varie popolazioni che vivono proprio al limite, che non hanno ancora trovato la loro collocazione.

D. – Ci sarebbe bisogno di una presa di posizione più coerente, più forte da parte della comunità internazionale?

R. – Certamente. Fino a quando non ci sarà una determinazione davvero forte, con sanzioni effettive ed un intervento risolutivo da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, questa situazione non troverà una soluzione.

Ultimo aggiornamento: 5 gennaio 2013







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