Tensione tra Nord e Sud Sudan. Al via il vertice tra i due Presidenti
Situazione ancora tesa tra Nord e Sud Sudan con scontri e attacchi proprio mentre
i Presidenti dei due Stati sono arrivati ieri ad Addis Abeba, in Etiopia, per un vertice
che dovrebbe segnare la ripresa del dialogo dopo gli accordi siglati in settembre,
e rimasti fin qui lettera morta. Il Sud ha accusato il Nord di incursioni militari
sul proprio territorio, e ha chiesto all’Onu e all’Unione Africana di condannare questi
atti. Cecilia Seppia ha sentito Antonella Napoli giornalista esperta
di Africa della rivista Limes:
R. – Effettivamente,
la situazione è molto tesa. Abbiamo verificato che gli ultimi attacchi hanno coinvolto
anche la popolazione civile. Ci sono molte città colpite da questi nuovi bombardamenti,
e centinaia di persone hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni per cercare rifugio
…
D. – Questo vertice di Addis Abeba segna la ripresa del dialogo tra Sudan
e Sud Sudan e di quei negoziati già siglati a settembre però di fatto rimasti lettera
morta. Quali sono ancora le questioni in evidenza?
R. – Ci sono diversi punti
su cui c’è ancora una discussione aperta, per quanto riguarda i confini; poi c’è la
questione dell’Abyei, che è quella fondamentale. Ricordiamo che l’Abyei è la regione
con le maggiori risorse petrolifere e che ancora non è stata assegnata. Purtroppo,
il referendum è stato rimandato e questo ha trascinato una questione che continuerà
a creare tensione. E’ la risorsa più importante per entrambi i Paesi e nessuno dei
due contendenti – Sudan e Sud Sudan – rinuncerà facilmente ai proventi delle risorse
petrolifere di quest’area.
D. – Si fa sentire anche la protesta del Movimento
di Liberazione del popolo sudanese del Nord – lo Splm (Sudans People Liberation
Movement) – che sicuramente non facilita la distensione dei rapporti tra i due
Paesi …
R. – Lo Splm Nord continua a contrastare l’esercito nord-sudanese,
soprattutto nelle aree più meridionali del Sud Sudan, che confinano con il Darfur.
Purtroppo, in questo caso si tratta proprio di un intervento di Juba che contesta
le invasioni del territorio sud-sudanese da parte delle forze armate di Khartoum.
Per questo continuano i contrasti armati che, come dicevo prima, coinvolgono inevitabilmente
la popolazione civile.
D. – Questi negoziati potrebbero sbloccare la situazione.
Ma se così non fosse, qual è lo scenario che si apre?
R. – Purtroppo, quello
che abbiamo visto anche pochi mesi fa è che era stato in qualche modo frenato dalla
Risoluzione Onu che era stata approvata all’unanimità per chiedere la sospensione
del nuovo conflitto tra Sudan e Sud Sudan, e cioè una guerra aperta che vedrà contrapporsi
questi due Stati che si erano già combattuti – ricordiamolo – per oltre vent’anni
in una guerra civile che ha provocato quasi 4 milioni di morti; e poi, purtroppo,
rimane aperta la questione dei confini che ancora non sono stati demarcati e che a
lungo termine hanno visto contrapporsi varie etnie, varie popolazioni che vivono proprio
al limite, che non hanno ancora trovato la loro collocazione.
D. – Ci sarebbe
bisogno di una presa di posizione più coerente, più forte da parte della comunità
internazionale?
R. – Certamente. Fino a quando non ci sarà una determinazione
davvero forte, con sanzioni effettive ed un intervento risolutivo da parte del Consiglio
di Sicurezza dell’Onu, questa situazione non troverà una soluzione.