Indonesia. Appello dell’arcivescovo di Giacarta per la libertà di culto nel Paese
«Tutte le comunità religiose in Indonesia devono essere messe nelle condizioni di
poter costruire i propri luoghi di culto»: è l’appello lanciato dall’arcivescovo di
Giacarta, Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, durante una celebrazione eucaristica. Il
presule – riferisce L’Osservatore Romano - ha esortato le autorità statali «a prendere
le misure necessarie» per garantire il rispetto della libertà di culto. Nel Paese,
a maggioranza musulmana, l’edificazione di luoghi di culto cristiani e di altre fedi
è caratterizzata da procedure complesse, che vengono di frequente prese a pretesto
per impedire lo sviluppo delle comunità. I municipi, spesso dietro pressione dei gruppi
estremisti musulmani, non rilasciano o ostacolano i permessi edilizi, oppure li ritirano
una volta già concessi. Mons. Suharyo Hardjoatmodjo ha citato, come esempio, la situazione
nella quale versano i fedeli delle comunità protestanti di Bekasi e di Bogor che hanno
trascorso la vigilia di Natale all’aperto di fronte al palazzo presidenziale di Giacarta,
in segno di denuncia della loro difficile situazione. Come accennato, l’iter da seguire
per ottenere i permessi edilizi è tortuoso. La costruzione di una chiesa o di altro
luogo di culto deve avvenire nel rispetto di una complicata delibera concessa per
iscritto dai municipi che consente di dare apertura al cantiere. Si tratta dell’Izin
Mendirikan, una procedura amministrativa che per il suo completo termine richiede
anche diversi anni. È previsto inoltre che ogni comunità per edificare una chiesa
o un tempio debba contare su almeno novanta fedeli e avere anche l’approvazione di
almeno sessanta persone affiliate ad altre religioni. Di conseguenza i fedeli delle
comunità parrocchiali sono costretti a riunirsi in strutture di fortuna. L’arcivescovo
di Giacarta ha osservato che ad alcune comunità «non è permesso costruire i luoghi
di culto di cui necessitano e, per questo motivo, i fedeli sono costretti a pregare
dove possono e spesso in circostanze che sono lungi da quelle che sono considerate
ideali».A Bekasi, per esempio, i fedeli della Batak Christian Protestant Church lottano
dal 2007 per l’edificazione di una struttura idonea dove potersi riunire per pregare.
La comunità protestante è anche diventata obiettivo di violenze perpetrate dai gruppi
di estremisti musulmani. Le autorità municipali, come accennato, agiscono non di rado
su pressione delle organizzazioni politiche che strumentalizzano la religione per
raggiungere il potere. «La comunità musulmana — ha spiegato l’arcivescovo di Semarang,
Johannes Maria Trilaksyanta Pujasumarta — è generalmente tollerante, ma emergono tuttavia
dei gruppi estremisti che vogliono ottenere i loro obiettivi con la violenza». Nonostante
il timore di attacchi, in occasione del Natale, musulmani e cristiani hanno voluto
ugualmente condividere il messaggio di pace: è il caso, per esempio, della chiesa
cattolica di San Francesco Saverio, a Semarang, nello Java centrale, dove un gruppo
di musulmani ha partecipato alla Messa.