Emilia, fatica la ricostruzione a sette mesi dal sisma
In Emilia, centinaia di giovani di movimenti ecclesiali provenienti dal Nord Italia
hanno trascorso il Capodanno a fianco degli sfollati. L’Associazione Papa Giovanni
XXIII è in prima linea nel sostegno di coloro che non vogliono lasciare le zone rurali,
dove si lamenta il maggiore degrado. A sette mesi dal sisma, la ricostruzione è ancora
faticosa, come spiega Luca Manfredini, responsabile del coordinamento regionale
Caritas per il terremoto, al microfono di Antonella Palermo:
R. - Anche se
da quest’estate del terremoto se ne parla forse poco o niente, in realtà le famiglie
che vengono a chiedere sono veramente ancora molte, moltissime. Un dispaccio dell’Emilia
Romagna di fine ottobre - periodo in cui hanno chiuso le tendopoli - si parlava che
erano 2.300 le persone ancora assistite dalla Protezione civile e momentaneamente
alloggiate in alberghi. Questo perché queste famiglie erano in attesa di una sistemazione
nei "Moduli abitativi provvisori" - i cosiddetti Map - che dalla settimana scorsa
in alcuni Comuni si sta cominciando ad assegnare alle famiglie. Sono però ancora tante
le famiglie che attendono l’assegnazione dei moduli.
D. - Sono stati realizzati
con sufficiente criterio?
R. - Sì. Forse manca solo il criterio della celerità.
La costruzione di questi moduli è iniziata dopo le scuole e sta terminando adesso.
D.
- Anche volontari del Servizio civile potrebbero essere impiegati nelle vostre zone?
R.
- Si parla di un bando straordinario di servizio civile volontario. Il problema è
che se ne è iniziato a parlare solo a settembre, ottobre. Pare che si stia concretizzando
adesso. Fare un bando per un’emergenza, e mandare le persone con così tanto ritardo,
significa che senza dubbio appena questi giovani arriveranno, troveranno del lavoro
da fare. Speriamo arrivino al più presto.