Mozambico è diventato indipendente (come molte delle ex colonie portoghesi) nella
metà degli anni settanta, dopo la Rivoluzione del 1974 in Portogallo. Con la fine
dell'era coloniale, ha preso il potere il FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico),
un movimento di ispirazione socialista che, dopo dieci anni di guerriglia, già controllava
alcune zone del paese. Il primo presidente fu Samora Machel, il quale immediatamente
dopo l'indipendenza, schierò ideologicamente il paese accanto all'Unione Sovietica.
Questa opzione avrebbe costato al Mozambico l'ostilità dei paesi africani con i regimi
della minoranza bianca (Sudafrica e Rhodesia del Sud), che hanno finanziato la nascita
di RENAMO (Resistenza Nazionale del Mozambico). La tensione tra i due gruppi ha portato
a una guerra civile che durò più dieci anni. RENAMO era stata caratterizzata dal
reclutamento di bambini-soldato e lo svolgimento di atti di violenza in tutto il paese,
anche se le divisioni tra Frelimo e Renamo erano più per la conquista del potere che
propriamente ideologiche. I molti anni di guerra civile portarono la carestia nel
paese, così come la sofferenza e migliaia di sfollati e rifugiati nei paesi limitrofi. Da
diversi anni, però, la Chiesa in Mozambico aveva insistito sul fatto che "tutto è
perduto con la guerra" e che la guerra è veramente "la madre di tutte le povertà"
e attraverso lettere pastorali, omelie domenicali e tante altre iniziative, invitava
i due belligeranti, al dialogo anziché all'uso delle armi, nella risoluzione dei conflitti,
ai due che chiamavano l'un l'altro, con tutta naturalezza, "banditi armati" e "assassini". In
una testimonianza memorabile durante la celebrazione dei venti anni di pace, Mons.
Jaime Gonçalves rivela che una delle iniziative della Chiesa era stata quella di portare
il governo e il movimento di resistenza al dialogo, a volte coinvolgendo i paesi vicini
come il Kenya e lo Zimbabwe. C'era davvero un progetto di riflessione attiva da parte
della Conferenza Episcopale per scorrere tutte le vie possibili in cerca della pace
in Mozambico, la violenza nel paese era sempre più allarmante, mozambicani piangevano
a causa della violenza e c’era bisogno urgente di trovare una soluzione alla guerra. In
realtà, una riflessione sulla violenza e sulla pace nel paese era stata fatta già
nel 1977, durante la prima Assemblea Nazionale della Pastorale a Beira, cui ha fatto
seguito anche una lettera di solidarietà con la Conferenza Episcopale del Sud Africa
per la strage dei bambini e i giovani di Soweto". Nel novembre del 1982 i vescovi
avevano segnalato al Presidente della Repubblica un elenco dei principali problemi
del Paese dicendo, tra l'altro, quanto segue: "Signor Presidente, troviamo che nel
paese vi è una violenza che distrugge vite e proprietà e questo ci porta a cercare
con tutti i mozambicani la pace e l'armonia tra i mozambicani". Il Presidente non
aveva gradito questo discorso e volle sapere chi erano questi mozambicani, perché
era un chiaro riferimento alla Renamo. E tenne un discorso piuttosto duro denunciando
i vescovi e i cattolici in generale, per il loro presunto sostegno ai "banditi armati". Dopo
cinque anni di intensa riflessione e cautela (perché la Chiesa cattolica era stata
vittima di molti attacchi ed i vescovi non volevano che la situazione si deteriorasse
ulteriormente), nel 1987 la Conferenza Episcopale organizzò un importante incontro
sulla situazione del paese e, in seguito, i Vescovi decisero di fare qualcosa per
dimostrare che il dialogo era possibile, dando vita a un progetto che sarebbe poi
passato attraverso Nairobi e Roma, per finire con la firma dell'Accordo generale di
pace il 4 ottobre 1992. Per rendere operativo il progetto sono stati creati due
comitati della Conferenza Episcopale, l’uno destinato a continuare con le Lettere
Pastorali, e l’altro per raggiungere la Renamo ovunque si trovasse, in vista del così
desiderato dialogo. La Commissione per la ricerca di Renamo era formata dal Mons.
Alexandre Maria dos Santos, allora Arcivescovo di Maputo, e Mons. Jaime Gonçalves,
Arcivescovo di Beira e Presidente della Conferenza. Il Comitato che aveva il compito
del dialogo con il governo era guidato da Mons. Paulo Mandlate, Vescovo di Tete, gli
Arcivescovi di Beira e Nampula, e alla fine anche da tutti gli altri Vescovi, quando
si presentò la necessità di parlare con il Presidente. I tre obiettivi perseguiti
dalla Conferenza erano: continuare con le Lettere Pastorali, cercare di coinvolgere
la Renamo nel negoziato e convincere il governo ad accettare il dialogo. Il dialogo,
di fatto, è iniziato nel 1989 con il sostegno della Comunità di S. Egidio a Roma.
Fin dall'inizio dei negoziati, le parti hanno convenuto sulla proposta del metodo
suggerito da Andrea Riccardi ("mettere da parte ciò che divide e iniziare da ciò che
unisce"). Nel momento della firma del primo protocollo comune, le parti hanno riconosciuto
di essere sì, in conflitto, ma sempre "fratelli della comune famiglia Mozambicana"
e hanno annunciato pubblicamente la loro volontà di impegnarsi nei negoziati di pace. Le
delegazioni di Renamo e Frelimo erano rispettivamente guidate da Raul Domingos e Armando
Guebuza, e per la firma dell'Accordo di pace c’erano anche Afonso Dhlakama (Presidente
di Renamo) e Joaquim Chissano (Presidente del Mozambico e di Frelimo), Andrea Riccardi
e Mario Raffaelli (per il governo italiano), Don Matteo Zuppi (Comunità di S. Egidio)
e Don Jaime Gonçalves, Arcivescovo di Beira e rappresentante della Conferenza Episcopale
del Mozambico. Dopo 26 mesi di negoziati tra Frelimo e Renamo, la firma dell'Accordo
avvenne la mattina del 4 ottobre 1992: la sovranità territoriale rimaneva pienamente
sotto il governo del Mozambico, la somministrazione delle singole aree era data dagli
amministratori del governo alla Renamo e al governo, in funzione delle effettive condizioni
sul campo. In tutto il Paese, e non solo, l'accordo significava la fine di un lungo
incubo che è costato un milione di morti. In quei giorni, per le strade si sentiva
solo il silenzio o la radio che diffondeva di continuo, perché tutti aspettavano,
disperati, la buona notizia che sembrava non arrivasse mai. Grazie agli enormi
sforzi della Chiesa in Mozambico, e in particolare l'arcivescovo Jaime Gonçalves,
dal 1992 il paese gode di pace e stabilità, i due maggiori partiti controllano la
situazione in genere senza grandi scossoni, distribuendosi i seggi e gli oneri a seguito
di regolari elezioni. Dopo Samora Machel, che è stato presidente per 18 anni, il
paese è stato guidato da Joaquim Alberto Chissano. Dal 2005 il successore è Armando
Guebuza, attualmente al potere, con un parlamento saldamente nelle mani del Frelimo.