Ultimo saluto a Rita Levi Montalcini. Mons. Sánchez Sorondo: una regina della scienza
Il lungo applauso di più di 4mila persone ha accolto ieri pomeriggio, al Cimitero
Monumentale di Torino, il feretro di Rita Levi Montalcini per un ultimo saluto. Le
ceneri, dopo la cremazione, chiuse in un’urna, verranno interrate accanto a quelle
della sorella gemella Paola. “Non mi aspettavo una partecipazione così grande”, ha
detto commossa la nipote della senatrice, Piera Levi Montalcini. Alla cerimonia erano
presenti anche i ministri Francesco Profumo ed Elsa Fornero, il governatore del Piemonte
Roberto Cota e la Comunità ebraica della Città di Torino. La Montalcini faceva parte
anche della Pontificia Accademia delle Scienze. Al microfono di Debora Donnini,
sentiamo il ricordo tracciato dal cancelliere della stessa Accademia, mons. Marcelo
Sánchez Sorondo che ha conosciuto personalmente la grande scienziata:
R. – La conoscevo
da molti anni: è dal 1998 che sono cancelliere. Era veramente una donna straordinaria.
Noi l’abbiamo anche nominata presidente in due incontri sulla neuroscienza. Lei ha
sempre fatto parte del nostro gruppo formato dai neuroscienziati più bravi. Poi ricordo
che veniva spesso all’Accademia, con grande fedeltà. Era sempre molto preoccupata
di quanto la dignità umana fosse in decadenza nella società; anche quella femminile,
perché era sempre molto interessata alla vocazione della donna.
D. - Rita Levi
Montalcini era una delle donne che faceva parte della Pontificia Accademia delle Scienze.
In che cosa consisteva più precisamente la sua collaborazione?
R. - La sua
collaborazione - come quella di tutti i membri dell’Accademia - era di tipo scientifico,
cioè contribuire a chiarire il problema della verità nel campo della scienza. Naturalmente
il suo campo era il cervello, il campo per eccellenza della neuroscienza, che si è
sviluppato in questi ultimi sessanta anni. Prima il cervello era considerato come
la materia grigia, ma adesso sappiamo che questo organo è il centro del sistema nervoso;
è una cosa meravigliosa del nostro corpo. E lei ha scoperto questa plasticità, questo
grande fattore di crescita. Ha trovato questa straordinaria cosa che il cervello,
benché sia “localizzato”, cioè si localizzano le sensazioni, le memorie, la parte
più razionale, la parte affettiva, allo stesso tempo è così “plastico”, che se per
un motivo o per un altro, uno non ha una metà, con l’altra metà può comunque lavorare.
Una persona del nostro gruppo di neuroscienziati ha pubblicato un libro dove mostra
come un suo studente che ha solo la metà del cervello, oggi è divenuto professore
universitario.
D. - La sua scoperta principale infatti è stata quella del fattore
di crescita nervoso, Ngf, una scoperta per la quale ha ricevuto il Nobel, ma che è
stata importante per studi su malattie come l’Alzahimer e la Sclerosi laterale amiotrofica…
R.
- Una scoperta importante per il cervello in sé, per le malattie, ma anche per i comportamenti
normali, per l’importanza decisiva che ha il cervello per il funzionamento di tutte
le nostre attività, ma in particolar modo per l’attività superiore, quella dell’intelligenza,
della volontà, della libertà. Lei era membro dell’Accademia anche prima, perché era
stata introdotta dal professore brasiliano Chagas. E quando c’è stata la persecuzione
agli ebrei, lei è andata in Brasile. Quindi si sentiva molto vicina all’Accademia,
perché l’ha aiutata in questo campo: a sviluppare tranquillamente le sue ricerche.
Quindi era veramente molto attiva e in ogni sessione plenaria portava un importante
contributo. Era impressionante: non scriveva nulla, ricordava tutto a memoria e menzionava
cifre una dietro l’altra. Quindi io me la ricordo così, con quella sua delicatezza,
con il suo modo di fare così fine, così elegante, così felice e così prudente nei
suoi interventi. Poi me la ricordo nei diversi interventi che ha fatto a favore delle
donne e della loro educazione, sul fatto che anche loro, al pari degli uomini, dovevano
avere accesso alla conoscenza e alla ricerca.
D. - Per la sua dedizione, sia
dal punto di vista umanitario che chiaramente per la sua dedizione alla ricerca, in
un certo senso è stata un modello anche di comportamento…
R. - Sì è stata veramente
un modello. Per questo motivo l’hanno fatta senatrice sia per la sua ricerca, sia
per il suo comportamento morale. Noi la ricordiamo veramente come una regina della
scienza. Aveva una passione per la verità che abbracciava completamente tutta la sua
vita. Per noi è una grande perdita e, naturalmente, faremo una commemorazione nella
prossima sessione plenaria. Tutti sono stati molto commossi. Abbiamo mandato una lettera
di informazione a tutti i membri dai quali abbiamo avuto una risposta corale di adesione
e di dolore per questa perdita.