Monti: via gli estremisti dal Pd. Reagisce Bersani. Il premier in Tv, interviene Zavoli
Mario Monti parla in televisione e si attira ulteriori critiche: dalla Cgil, a Fassina.
Bersani incontra Renzi, mentre Berlusconi rilancia l’accordo con la Lega. Intanto
in Rai è polemica sulla presenza del premier in tv. Servizio di FrancescaSabatinelli:
Aperture,
alleanze, polemiche. Le acque si muovono in vista del voto e ieri è stata un’ennesima
giornata di parole incrociate. Monti torna in tv e avverte Bersani: si può parlare
di alleanza nel caso però che si mettano a tacere le voci estreme, Fassina, Vendola,
e Cgil, per fare un esempio. Non stende la mano il segretario Pd: chiedo il rispetto
per tutti, dice Bersani, non chiudo la bocca a nessuno. Monti critica poi il Pdl,
ci sono lobby che hanno impedito le riforme, argomenta, citando Brunetta, mentre Berlusconi
si affiderebbe a 'giudizi volatili'. A Monti arrivano le critiche della Cgil, per
la Camusso ha sbagliato e non conosce il Paese. Mentre Vendola chiede di respingere
l’arroganza del premier. Bersani intanto pranza con Renzi, poi assicura un ruolo attivo
nella campagna elettorale del sindaco di Firenze che a sua volta garantisce la presenza.
Infine Berlusconi, dai microfoni di una radio privata capitolina, lancia l’amo alla
Lega: per un alleanza con il carroccio sarebbe persino disposto a fare il ministro
e non il premier. Di nuovo poi un attacco del Cavaliere a Monti: professore lontano
dalla realtà e con lo stipendio sicuro. Il suo ruolo, dice Berlusconi, è inconciliabile
con quello di premier. Nel frattempo scoppia il caso sulla presenza di Monti sulle
reti Rai. Interviene il presidente della commissione di vigilanza Sergio Zavoli che
accusa i direttori di rete e di testata di essere troppo autonomi e svincolati dalle
regole della par condicio.
In serata, la commissione di vigilanza Rai ha approvato
il regolamento sulla par condicio nel servizio pubblico relativa alla prossima tornata
elettorale. Il via libera è arrivato dopo un confronto durato sette ore. Il regolamento
vale anche per il presidente del Consiglio dimissionario Mario Monti, il quale deve
sottostare alle regole della comunicazione politica come tutti gli altri. E le funzioni
di presidente del Consiglio andranno dimensionate, nel periodo di par condicio, alla
stretta attualità.
In questi giorni ferve il dibattito sui temi etici in vista
della campagna elettorale. E in questo contesto si fa anche il bilancio di quanto
fatto in questo campo nella passata legislatura: tra le leggi mancate quella sulle
Dat, ovvero sul testamento biologico, arenatasi in Senato a un passo dal voto definitivo.
Alessandro Guarasci ha sentito il presidente dell’Unione dei Giuristi Cattolici,
Francesco D’Agostino:
R. - Sminuire
la valenza dei temi etici è un errore molto grave. Il Papa, nel messaggio per la Giornata
mondiale della Pace, il 1° gennaio, ha messo chiaramente in rilievo che il riferimento
ai temi etici va inteso come un riferimento alla verità delle cose. Se non si bada
alla verità, non si può costruire un bene comune, e non si può costruire una società
degna dell’uomo. Ecco perché quando si discute dei temi etici, non si discute di visioni
particolari del mondo, ma sul doveroso e necessario impegno di tutti gli uomini a
confrontarsi con temi come la nascita, la morte, la malattia, la procreazione, che
non sono temi privati, ma sono temi pubblici.
D. - Lei in sostanza dice che
non è necessario prendere subito posizione, ma quanto meno proporli nel dibattito?
R.
- Questi temi vanno assolutamente collocati all’interno di qualunque programma politico,
e mi auguro che gli elettori quando decideranno come votare, andranno a verificare
che rilievo i singoli partiti daranno ai temi etici, perché marginalizzarli, minimizzarli,
rimandarli a scelte private di coscienza o dire: “Ne parleremo dopo quando avremo
l’occasione per farlo”, è un errore politico fondamentale.
D. - Però, su questi
temi anche i cattolici spesso sono divisi. Vediamo la legge sul bio-testamento, la
quale doveva fare l’ultima lettura al Senato ed invece si è arenata… Secondo lei,
questi aspetti, dovranno essere affrontati nella prossima legislatura?
R. -
Assolutamente sì. Però, una cosa è ritenere che una determinata legge - nel nostro
caso la cosiddetta Legge Sacconi - meritasse di essere rivista e corretta, in quanto
sicuramente ogni legge può essere migliorata e perfezionata, altra cosa è ritenere
che i temi di fine vita non meritino di essere regolamentati in modo pubblico. Su
questo aspetto non mi pare che ci sia differenza di opinione tra i cattolici, ma più
in generale tra tutti coloro che capiscono e danno il giusto rilievo ai temi etici.
Credo che sulla necessità che la procreazione, la vita, la morte, e la malattia siano
garantite pubblicamente dal diritto, non ci possa essere nessuna differenziazione.
D.
- Probabilmente si tornerà a parlare nella prossima legislatura di unioni di fatto.
Un intervento su questo tema rischia in qualche modo di svilire la famiglia oppure
la famiglia va tutelata anche sotto altri aspetti, come per esempio quello economico?
R.
- Sono convinto che il matrimonio è una realtà umana, antropologica, incancellabile.
E quindi non c’è nulla da temere dal dilagare - per altro deplorevole - delle unioni
di fatto. Quello che noi dobbiamo invece considerare è che proprio perché il matrimonio
è una struttura antropologica fondamentale, questo deve essere sostenuto a livello
pubblico. Se poi, in un contesto in cui il matrimonio è adeguatamente sostenuto si
vogliono fare delle leggi per proteggere i partner deboli delle coppie di fatto, questo
lo si può senz’altro fare ma deve essere molto chiara qual è la differenza fra le
due situazioni. Si tratta di proteggere il partner debole di una coppia di fatto;
quando invece proteggiamo il matrimonio non proteggiamo il coniuge debole, proteggiamo
l’istituzione matrimoniale che sta alle fondamenta della famiglia.