Haiti: per il nuovo anno il vescovo di Gonaives auspica la rinascita del popolo haitiano
“Ognuno di noi è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità, prendendosi carico
del presente e del futuro del popolo haitiano con scelte sagge e intelligenti” perché
possa rinascere e diventare padrone del suo destino. È un invito, ma anche un auspicio
quello lanciato dal vescovo haitiano di Gonaives Yves-Marie Péan per il 2013. Al
“Te Deum” di ringraziamento per l’anno appena concluso e per la festa dell’indipendenza
di Haiti, celebrato il 1° gennaio nella cattedrale San Carlo Borromeo di Gonaives,
il presule ha ricordato innanzitutto i tanti haitiani che ancora soffrono nel Paese:
i disoccupati; i disabili; i malati; le vittime del sisma del 2010 e degli uragani
e delle inondazioni che si sono abbattuti sull’isola in questi anni; i senza-tetto;
i giovani preoccupati per il loro avvenire e tutti i poveri. “Sono ancora troppi
- ha detto - i nostri concittadini che non hanno accesso né all’acqua potabile, a
una casa decente o all’istruzione e che vivono in condizioni di vita incompatibili
con quell’Uomo di cui ci parlano le Scritture fatto ad immagine e somiglianza con
Dio”. Per questo “l’Uomo haitiano” è chiamato a contribuire in prima persona a migliorare
le condizioni di vita della Nazione: “Se rinuncierà ad usare le facoltà donategli
da Dio e andrà al rimorchio di qualcun un altro che pensi, decida e programmi per
lui – ha ammonito mons. Péan - diventerà l’artefice delle sue disgrazie. Se non assumerà
il controllo del proprio patrimonio sociale, storico, culturale e religioso e delle
sue risorse naturali, o rinuncerà alla sua autodeterminazione contribuirà alla propria
sconfitta”. Ma Haiti ha anche bisogno “di un clima di dialogo nella verità della riconciliazione,
della tolleranza e della coesione sociale e di una cooperazione rispettosa: tutto
questo – ha sottolineato il vescovo di Gonaives - contribuirà alla stabilità sociale
e politica e alla pace” che “non è un sogno o un’utopia”, ma è possibile e “raggiungibile
con la grazia di Dio”. In conclusione, una nota di speranza: “Oggi per fortuna è cresciuta
la consapevolezza che il problema di Haiti, oltre ad essere quello che è, è l’uomo:
l’uomo haitiano deve rinascere, essere rimodellato per diventare un uomo nuovo, animato
dall’amore, dalla giustizia, dall'armonia, la pace e l’aiuto al prossimo, la coscienza
di sé, sia individuale che collettiva, e convincersi della necessità di rompere con
un passato dominato dalla mancanza di rispetto, dal disprezzo delle regole, dall’anarchia,
dall’egoismo e dalla la vanità. Dobbiamo impegnarci totalmente per realizzarci e crescere
nella nostra umanità”, ha concluso mons. Péan. (A cura di Lisa Zengarini)