2013-01-02 15:58:18

Stupri in India. Mons. Machado:"Globalizzazione e consumismo danneggiano la famiglia"


RealAudioMP3 "La famiglia indiana, oggi, è influenzata in modo negativo dalla globalizzazione e dal consumismo. I ragazzi non hanno un’educazione ai valori e all’etica. Il mondo è diventato troppo orientato al relativismo morale". Sono le parole con cui mons. Felix Antony Machado, arcivescovo di Vasai, a Nord di Bombay (India), commenta la tragica morte di una ragazza di 23 anni di New Delhi, vittima di uno stupro di gruppo, che sta indignando la popolazione del Paese asiatico. "In questo caso la colpa non è solamente di coloro che hanno commesso la violenza - aggiunge il presule - ma anche di una società che molte volte sottovaluta la vita delle donne. Ma non tutta l’India è così". Il vescovo è poi molto critico circa la possibilità che, sull'onda dell'emotività e della rabbia causate da questo gravissimo episodio, e di altri episodi simili verificatisi nelle ultime ore, sia varata una legge che condanni a morte gli autori di violenze contro le donne. "Purtroppo la pena capitale - commenta - è già ammessa per altri reati in India, ma si tratta di leggi che vanno contro l'insegnamento della morale e della Chiesa". Ci tiene invece a sgomberare il campo da ogni dubbio che lo stupro sia riconducibile alla tradizione culturale indiana il giornalista e antropologo Alessandro Cisilin. "Certo si tratta di un fenomeno gravissimo. Sono 25.000 i casi di violenza sulle donne registrati solo nell'ultimo anno in India, con un incremento dell'800% rispetto a 40 anni fa. Ma in Europa e in Italia purtroppo le cifre non sono affatto migliori e anche da noi la tradizione giuridica ha registrato gravissimi ritardi. E, soprattutto, i casi che si verificano in India riguardano proprio i contesti che più si sono allontanati dalla tradizione culturale e rurale indiana. Le violenze avvengono infatti nel Nord del Paese, in contesti urbani, nell'ambito della middle-class. Quindi collegare gli stupri alla tradizione indiana è solo frutto dell'ennesima etichettatura post-coloniale dei mass-media". (A cura di Fabio Colagrande)









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