I pellegrini in piazza San Pietro nel primo giorno dell'anno: per ascoltare parole
di pace
In occasione della Giornata mondiale della pace, migliaia di persone erano presenti
ieri in piazza San Pietro per seguire il primo Angelus del nuovo anno. Così parlano
di pace al microfono di Marina Tomarro:
R. – Per me,
soprattutto, la pace è fondamentale nella vita, venendo dall’Africa. In tanti posti,
nel mio Paese, ci sono guerre. Senza la pace, nel mondo di oggi, non si può fare nulla.
La pace è qualcosa di interiore ed esteriore, che tutti noi dobbiamo dare agli altri
e a noi stessi, per poter vivere.
R. – Essere operatori di pace vuol dire,
prima di tutto, fare piccole ma quotidiane scelte concrete di pace nella propria vita,
partendo anche dalle persone che ti stanno vicino, partendo dai poveri. Poi, pregare
per quei Paesi che vivono il dramma della guerra, per iniziare con un passo di pace
questo nuovo anno.
R. – Per me, la pace è pensare un mondo senza ingiustizia,
senza pregiudizi, guardare l’altro ad immagine e somiglianza di Dio. Penso che questi
siano i primi passi per essere operatori di pace.
R. – Non basta gridare “pace”.
La pace non è una parola, ma un atteggiamento, un comportamento. Dobbiamo, quindi,
anche noi lavorare personalmente, darci un certo equilibrio, per diventare luce di
pace per tutti.
D. – Quanto è importante che il Papa parli di pace al mondo?
R.
– E’ importantissimo che parli di pace e parli a tutti della pace. Io penso che oggi
qui non ci siano solo cattolici, non ci siano solo cristiani, ma ci siano tanti di
diverse religioni che ascoltano il Papa. Sono venuti qui per ascoltare questo messaggio
per la pace.
R. – Il Papa è la "autorità" che può parlare di questo, fare un
discorso per entusiasmare gli altri, perché possano essere veramente costruttori di
pace.