Save the Children: si fermi l'arruolamento di minori nel Nord Kivu
Sono migliaia i bambini sfollati e soli che vivono in campi e rifugi occasionali nella
Repubblica Democratica del Congo. Save the Children lancia un appello affinché si
intervenga in loro aiuto, per evitare che cadano vittime di violenza e di arruolamento
forzato nelle milizie. Servizio di FrancescaSabatinelli:
E’ urgente riunificare
le famiglie nel Nord del Kivu, soprattutto per evitare l’arruolamento di bambini rimasti
soli. Non è il primo appello di questo tipo che l’organizzazione Save the Children
lancia per i bambini nelle zone di conflitto. Ad oggi sono migliaia i minori di quell’area
orientale della Repubblica Democratica del Congo, dopo la recente escalation di violenza
tra ribelli ed esercito, completamente esposti al rischio di violenza di vario genere.
ValerioNeri è il direttore generale di Save the Children Italia:
"Purtroppo,
in Congo, come in Nord Uganda, sono decenni che la situazione è questa: si vive un
momento di pace che poi finisce in un decennio di guerre. Molte persone fuggono da
queste aree perché le bande uccidono in maniera indiscriminata, stuprano, rapiscono
bambini per arruolarli secondo le tradizioni ormai classiche della peggiore guerra
africana. Nel fuggire, i nuclei familiari si disperdono e così i bambini non ritrovano
i genitori, i genitori non riescono a ritrovare i figli. Ad oggi noi calcoliamo che
questo fenomeno possa riguardare circa un milione di persone. L’abbandono dei bambini
o degli adolescenti porta il rischio di essere ricatturati dalle bande stesse o di
essere vittime di aggressioni di qualsiasi tipo. Save the Children, con i propri partner
locali, cerca di costruire una specie di cordone sanitario intorno alla zona di guerra,
perché quanti scappano vengano intercettati e si possa incominciare a procedere al
ricongiungimento".
Le testimonianze di questi bambini affidate agli operatori
dell’organizzazione sono agghiaccianti. Sono soli, il più delle volte non sanno dove
siano i familiari, tantomeno se siano sopravvissuti alla violenza. Ad oggi Save the
Children ha identificato con sicurezza 923 minori soli, ma calcola che ve ne siano
a migliaia sparsi nel Nord Kivu. Ancora Valerio Neri:
"I nostri, giù, ricevono
anche racconti terribili dai bambini, racconti orribili. Bambini che hanno visto stuprare
le proprie amiche, bambini che hanno visto uccidere i genitori, i fratelli. E’ la
tradizionale guerra tra bande africane. Arrivano e uccidono, per la maggior parte,
le persone adulte. Poi, i bambini più piccoli, di otto, nove, dieci anni, vengono
presi, soprattutto i maschi, e si mette loro in mano una pistola o un fucile: 'Spara
a questo tuo amichetto, qui vicino. Dimostrami che sei un uomo!'. Se quel bambino
spara viene arruolato, se non spara viene minacciato egli stesso di essere ucciso.
Cose che alla coscienza di chiunque appaiono orrende, ma che sotto il cielo africano
avvengono da decenni. L’arruolamento forzato, violento, dei bambini è continuo, e
nel Nord del Congo e nel Nord Kivu in questo periodo sicuramente sta avvenendo!".
Un
Paese simbolo dei bambini soldato è stato finora il Sud Sudan, dove se ne contano
almeno 2.000. Save the Children ricorda però che sono almeno 14 in tutto il mondo
i paesi dove i bambini vengono coinvolti attivamente nei sanguinosi conflitti in corso,
tra questi l’Afghanistan, il Chad, la Colombia, l’India, l’Iraq, le Filippine. Ma
anche la Siria. Valerio Neri:
"Tutti i giorni i mezzi di comunicazione raccontano
di stragi di bambini in Siria. Dietro a quelle stragi c’è l’uso dei bambini, come
vittime. Da una parte vengono uccisi affinché i genitori disperati posino le armi,
dall’altra vengono arruolati. Per bambini noi intendiamo minori di 18 anni e adolescenti
arruolati in Siria per le opposte fazioni ci sono, lo sappiamo con certezza. Posso
dire che nella gran parte dei Paesi in via di sviluppo, laddove vi è una guerra intestina,
civile, tra bande o fazioni, esiste anche l’arruolamento di minori di 18 anni. In
Africa si arriva fino ad un’età incredibilmente bassa, in altri Paesi magari ci si
ferma piuttosto agli adolescenti: 14, 15 anni. Ma in tutte le guerre nei Paesi in
via di sviluppo facilmente c’è arruolamento di bambini-soldato".
Save the
Children si rivolge a chiunque voglia offrire un aiuto immediato ai bambini e alle
loro famiglie, attraverso una donazione tramite il sito dell’organizzazione, ma l’appello
è soprattutto diretto ai cosiddetti Paesi sviluppati:
"In realtà si disinteressano
di queste aree del mondo. Come è possibile lasciare che la continua instabilità politica
di questi Paesi generi morti su morti, violenze su violenze? Perché in realtà sono
zone del mondo che più di tanto non suscitano l’interesse delle grandi forze internazionali,
delle Nazioni Unite, e così via. E se questo ha una spiegazione geopolitica, non
ne ha però una umanitaria. Quindi, bisognerebbe che anche i Paesi più forti avessero
un po’ di umanità e andassero al di là delle strette convenienze politiche tanto da
poter aiutare popolazioni inermi a non essere massacrate da guerre intestine e tribali
inutili, come quelle a cui assistiamo".