Un bilancio geopolitico del 2012 con il giornalista Antonio Ferrari
La drammatica esasperazione del conflitto in Siria, i primi bilanci delle cosiddette
"primavere arabe", ma anche lo scoppio di nuovi conflitti in Africa e le tensioni
economico-sociali in Europa. C’è stato tutto questo nell’anno che si sta per chiudere.
Per un bilancio e un’analisi dei principali fatti internazionali del 2012, Fausta
Speranza ha intervistato l’editorialista del Corriere della Sera, Antonio
Ferrari:
R. - Io credo
che dal punto di vista geopolitico ci sia un cambio complessivo di strategia che coinvolge
le grandi potenze che non sono soltanto, come nel passato, gli Stati Uniti e l’ex
Unione Sovietica. Oggi è una potenza la Russia che non ha più il regime sovietico,
la Cina che ha un regime comunista-capitalista, l’India che sta crescendo a dismisura,
la Turchia che è diventata potente nel Mediterraneo ed oggi è il vero punto di riferimento
dell’Islam moderato.
D. - Parliamo in particolare di Medio Oriente e dei contraccolpi
che nel 2012 abbiamo registrato dopo lo scoppio, nel 2011, delle cosiddette primavere
arabe…
R. - Il 2012 ci ha fatto vedere che l’incasso politico nei
Paesi delle "primavere arabe" non è stato dei giovani, ma è stato assolutamente dei
movimenti come la Fratellanza musulmana che non erano comparsi sulle piazze, ma che
poi in fondo sono arrivati all’incasso. Della Siria dobbiamo dire che è sempre
un Paese arabo, ma è anche l’ultimo satellite rimasto della Russia ex Unione Sovietica
alla periferia delle grandi ricchezze del Golfo e delle grandi ricchezze petrolifere.
Il petrolio sarà un problema e lo sarà molto presto, più per noi europei perché gli
americani lo stanno trovando, i russi ce l’hanno. Credo che la crisi siriana si potrà
risolvere soltanto quando la Russia avrà accettato di sedersi al tavolo con gli altri,
insieme alla Cina, per cercare - se possibile - di dividere le aree strategiche. Se
non sarà possibile, purtroppo, considerando quanto è successo nel 2012, temo qualche
sviluppo da far tremare le vene ai polsi.
D. - Intanto, in Africa abbiamo visto
riprendere conflitti, dinamiche di guerriglia …
R. - Anche in Africa si stanno
creando delle condizioni particolari. Questa esplosione di “violenza a macchia” in
vari Paesi africani sta portando ad una trasformazione che ha degli effetti anche
sulla politica. La trasformazione è questa: come attori, ci sono appunto potenze che
hanno cercato di penetrare questi Paesi in maniera molto cinica, portando così un’esplosione
anche di consumismo; mi riferisco alla Cina, che ha trovato nei Paesi africani un
mercato sicuro dove piazzare i suoi prodotti. Penso alla Turchia, che sta facendo
un’operazione di penetrazione nel Continente africano. E pensiamo anche alla Francia
- oggi perdente - che comunque aveva tentato di contenere l’avanzata cino-turca all’interno
del continente africano. Ecco quindi che alcuni squilibri hanno portato ad una crescita
di nazionalismi; anche la religione con un certo islamismo ha giocato la sua partita
all’interno dell’Africa.
D. - Guardiamo anche all’Europa nella quale si è parlato
soprattutto di crisi economico- finanziaria, di possibili conflitti sociali, dove
in particolare ad Est ma non solo si va verso forme politiche di estremismo. In ogni
caso, in tutta l’area prevale un senso di incertezza e di paura del futuro. Che dire
nel quadro mondiale?
R. - Che ci siano meno soldi e meno cooperazione è un
dato di fatto. Ci saranno sempre alcuni ricchi - la forbice come sappiamo si è allargata
- ma dal punto di vista generale, soprattutto per quanto riguarda gli Stati, ci sono
meno soldi, ci sono meno possibilità di uno sviluppo di crescita, almeno visibile
all’orizzonte. E purtroppo, quando ci sono questi problemi, e quando questi hanno
un effetto immediato nella vita della gente, è più facile che si creino questi movimenti
estremisti o xenofobi o comunque fortemente populisti. Penso alla Grecia con Alba
Dorata, ma anche all’Italia dove magari mascherati da antipolitica o dal rifiuto
della politica tradizionale ci sono forze che puntano al “ventre” della gente
e che cercano di aizzare gli istinti peggiori.