Brasile. Mons. Krautler: la diga di Belo Monte è illegale e inaccettabile
“La gioia di essere chiamato a servire Dio, portando il Suo amore alle persone e a
tutti i popoli, nessuno potrà mai togliere dal cuore di chi ha una missione basata
e motivata nel Vangelo”. Così, mons. Erwin Krautler, vescovo della Prelatura del
Xingu, sintetizza la sua esperienza in questi 40 anni di evangelizzazione lontano
dalla Germania, nel cuore dell’Amazzonia. Tra tante storie vissute in queste quattro
decadi in Brasile, mons. Krautler adesso è entrato con il cuore e l’anima nella lotta
contro la costruzione della diga di Belo Monte. “Come vescovo devo convivere con diversi
punti di vista ed essere tollerante, nonostante alcune volte sia contro ciò che penso.
Tuttavia, non lascio indietro mai ciò che professo né la mia posizione contraria alla
costruzione della diga che considero essere una follia. Purtroppo, non esiste un’altra
parola. Belo Monte è inaccettabile e illegale e non sarà mai diversa”. I popoli indigeni
che vivono vicini ai cantieri hanno assunto un atteggiamento pericoloso. “Il governo,
tramite la ditta governativa Norte Energia vuole mettere a tacere gli indios e bloccare
qualsiasi manifestazione. Gli indios ricevono cibo, imbarcazioni, carburante ecc.
Benefici che non hanno mai pensato di avere. Ma come possiamo spiegare loro che tutto
ciò è un cavallo di Troia e che quando prendono questi “regali” stanno in realtà gambizzando
loro stessi?”. Mons. Krautler racconta che dopo l’elezione aveva richiesto una riunione
con la presidente Dilma Rousseff. Ma quando ha sentito un intervento del segretario
generale della presidenza in favore della costruzione della diga, ha cancellato l’incontro.
“A cosa servirebbe l’incontro? Fare delle chiacchiere e posare per i fotografi? Il
discorso del ministro ha svelato tutta l’intransigenza del governo quindi ho cancellato
io l’udienza”, si rammarica mons. Krautler. Mancano soltanto due anni perché Mons.
Krautler diventi vescovo emerito però secondo lui ciò non deve cambiare i suoi impegni
in favore della dignità e dei diritti dei popoli indigeni, delle persone che vivono
in riva ai fiumi amazzonici, delle donne, dei bambini, dei giovani, di chi non ha
casa né terra. “La mia lotta continuerà in favore di quelli che sono stati esclusi
dal ‘banchetto della vita’ e anche nella difesa dell’ambiente, la dimora che Dio ha
creato per noi, finché Lui mi darà le forze per continuare”. (R.B.)