2012-12-27 14:26:41

Brahimi: governo di transizione in Siria. Interrogativi sull'uso di armi chimiche


In Siria serve "un governo di transizione con pieni poteri" e “un cambiamento reale”, così l'inviato speciale di Onu e Lega araba, Brahimi, in una conferenza stampa a Damasco. Per la Siria “non c’è alternativa ad una soluzione pacifica del conflitto attraverso un ampio dialogo e processo politico” interno al Paese, ha dichiarato il ministro degli esteri russo, Lavrov, dopo l’incontro a Mosca con il viceministro degli Esteri siriano, Makdad. In serata la notizia, diffusa da un quotidiano turco, secondo cui il presidente siriano, Assad, avrebbe chiesto asilo politico per la sua famiglia al Venezuela. Intanto il bilancio dei morti dall’inizio della rivolta è arrivato a 45.000 e dopo l’eccidio, mercoledì, di 27 bambini, l'Unicef lancia l’appello per una raccolta di fondi per i minori e per gli sfollati: servono 16 milioni di dollari entro due mesi. Ieri, una autobomba nella capitale ha ucciso almeno 4 studenti. Intanto si discute sulle accuse al regime di usare armi chimiche contro l’opposizione. Fausta Speranza ne ha parlato con lo storico Maurizio Simoncelli, dell’Istituto ricerche dell’Archivio Disarmo:RealAudioMP3

R. – Bisogna ricordare sempre che in guerra la prima vittima è la verità. Spesso, quindi, queste informazioni che ci giungono sull’uso di determinate armi, sul massacro avvenuto o non avvenuto, vanno sempre prese con estrema cautela: ogni informazione che ci giunge dal teatro di guerra dobbiamo prenderla con estrema cautela. Sappiamo che le armi chimiche sono armi relativamente facili da usare, tanto è vero che vengono chiamate le “armi nucleari dei poveri”. Sappiamo che alcuni Paesi non hanno aderito alla Convenzione internazionale sulle armi chimiche, tra cui mi risulta che fino a pochi anni fa non aderissero né Israele, né la Siria. Altri Paesi hanno aderito e si sono riservati, comunque, la possibilità di detenere queste armi nei loro arsenali: pensiamo agli Stati Uniti, pensiamo alla Gran Bretagna, alla Francia, alla Cina, all’Iran, alla Russia. E poi sono ancora diversi gli Stati che, pur avendo aderito a questa convenzione internazionale sulle armi chimiche, rimangono in possesso di queste armi.

D. – Cosa vuol dire una guerra condotta con le armi chimiche?

R. – Chi viene sottoposto all’azione di questo tipo di arma si trova a dover combattere – come dire – contro un nemico invisibile: il gas, una pioggia, una polvere che possono colpirci. L’uso ha quindi un effetto soprattutto propagandistico: le notizie che ci sono giunte parlavano di alcune decine di bambini colpiti e i bambini tra l’altro sono un elemento che ulteriormente ci colpisce. Diciamo che l’arma chimica in realtà ha fatto purtroppo un massacro – se questo è vero – come uno dei tanti che insanguina il Paese mediorientale da un anno e mezzo: non di più né di meno. Ha però un maggiore effetto sull’immaginario collettivo, proprio perché è un’arma che ci spaventa, che da sempre ci ha spaventato, sin da quando è stata usata in modo massiccio nella prima guerra mondiale a Ypres da parte dei tedeschi contro i francesi.

D. – Professore, c’è anche un piano internazionale: concretamente Obama ha detto che l’uso di armi chimiche da parte del regime potrebbe essere la linea discriminante per pensare un intervento …

R. – Sì, questo il presidente Obama lo ha già detto varie volte. Questo sinceramente mi lascia ancor più perplesso, perché è difficile pensare che l’esercito siriano di fronte a una minaccia di un intervento internazionale - che non sappiamo in quale misura sia o come sarebbe possibile organizzarlo - decide a questo punto di usare queste armi che poi non sono risolutive, non sono mai state risolutive in nessun conflitto. Le hanno usate in modo massiccio proprio gli Stati Uniti nella guerra del Vietnam e – ricordiamo - a Falluja. Ma non sono armi che sono servite effettivamente a risolvere il conflitto: non è l’arma totale che, se lanciata, sconfigge sicuramente il nemico. Per cui, il fatto che ci sia una possibilità di intervento da parte della Comunità internazionale se vengono usate queste armi e che l’esercito siriano le usi, questo sistema così presentato mi lascia estremamente perplesso. Purtroppo molte guerre vengono combattute non solo sul campo, ma anche nell’ambito dell’Intelligence, dell’informazione e dei mass-media. Su questo sono estremamente cauto.







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