2012-12-27 15:50:52

Alcoa: cassa integrazione solo per i lavoratori diretti, esclusi quelli dell'indotto


Via libera alla cassa integrazione straordinaria per i 500 dipendenti diretti dell’ex Alcoa di Portovesme. Disattesa, però, dal provvedimento ratificato ieri presso il Ministero del lavoro, la richiesta dei sindacati di estendere la cassa integrazione anche alle centinaia di lavoratori delle ditte d’appalto. Il dramma dell’azienda, visitata prima di Natale dal cardinale segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, si aggiunge a quello degli operai della ex Rockwool di Iglesias, che per protesta si sono murati vivi nella galleria di Monteponi. Sulla ratifica della cassa integrazione per i lavoratori diretti dell’Alcoa, Paolo Ondarza ha intervistato don Salvatore Benizzi, direttore dell’Ufficio problemi sociali e lavoro della diocesi di Iglesias:RealAudioMP3

R. - La cassa integrazione è un dato positivo molto relativo rispetto a ciò che si perde, diciamo che rappresenta quel minimo per non disperarsi. La cassa integrazione dell’Alcoa si aggiunge alla cassa integrazione dell’Eurallumina; e non dobbiamo dimenticare i lavoratori della Rockwool, che sono trincerati dentro una galleria e si sono murati vivi. Sono tutti segni che, certamente, non portano a quella speranza di cui parlava il cardinale Bertone quando pochi giorni fa ha visitato i lavoratori.

D. - Al tavolo presso il Ministero del lavoro non è stata trovata una soluzione per le centinaia di lavoratori delle ditte di appalto. Come mai?

R. - Perché erano assenti, non si sono presentati al tavolo della trattativa, né i Mise - Ministero dello Sviluppo Economico - tantomeno la Regione Sardegna. Questo ci fa molto male, perché se mancano anche gli aiuti da parte di quelli di casa nostra siamo proprio alla fine.

D. - I lavoratori si sentono lasciati soli…

R. - Sono molto scoraggiati, delusi di questa mancata presenza e di questa non volontà di voler mettere sul piatto anche la disperazione e le disgrazie dei lavoratori delle ditte di appalto.

D. - Vogliamo ricordare il dramma umano che si sta vivendo ad Iglesias, a causa della disoccupazione, della mancanza di lavoro…

R. - Le leggo, adesso, una lettera che è stata data al cardinale Bertone dopo la sua visita all’Alcoa. Si tratta della figlia di una persona espulsa dall’attività lavorativa: “Non crediamo più in niente: classe politica, Dio… Quale Dio? Il mio Dio non avrebbe permesso ai miei occhi di vedere mio padre morire mentalmente e fisicamente. Ha solo 50 anni. Una vita fatta di sacrifici, per che cosa? Senza lavoro non è Natale, non è vita. Ci stanno portando via tutto, compreso l’orgoglio”. Questa è la figlia di uno di quei minatori della Rockwool, murati vivi per protesta. Cosa vuole che le dica: anche noi, come Chiesa, siamo senza parole, siamo vicini e - in questo caso - in religioso silenzio. Sappiamo perfettamente che le risposte non stanno direttamente nel fatto religioso, il lavoro è qualcosa che ti danno e ti tolgono, che prescinde dal fatto di credere o non credere. È stato un Natale molto molto triste per noi, perché oltre ad essere il territorio più povero, siamo anche il territorio che diventa sempre più povero; speriamo inoltre che non scoppino situazioni di reazioni fuori di testa. Speriamo che non accada.







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