Costa d'Avorio. Padre Torres: Natale è incontro col fratello musulmano
È un Natale nel segno della speranza per la comunità cattolica della Costa d’Avorio.
A oltre un anno e mezzo dalla fine della guerra civile che ha portato alla caduta
dell’ex presidente Gbagbo, oggi sotto processo all’Aja, il Paese africano a maggioranza
musulmana è ancora in preda all’insicurezza. Marco Guerra ha raccolto la testimonianza
del missionario padre Bernardo Torres:
R. – Il Paese
sta cercando di uscire da questa situazione di guerra. Quello che si vive qui, nel
Paese, è un problema di insicurezza terribile. Io stesso, il 12 dicembre scorso, sono
stato aggredito da uomini armati. Allora, sto aspettando il Natale nella fede: che
il Signore venga! In fondo, quando ti trovi davanti le armi che ti spogliano di tutto,
alla fine che cosa vedi? L’importante è avere la fede. Sto ringraziando il Signore
che mi dà ancora la vita per vivere questa festa di Natale con un altro spirito.
D.
– C’è voglia di celebrare il Natale? C’è sete di fede da parte della comunità cattolica?
R.
– In questo senso si sente. Natale e Pasqua, queste sono due feste molto, molto importanti
e la gente le aspetta; la gente nelle parrocchie sta preparando i canti, nelle case
vuole celebrare il Natale. Nelle parrocchie questo si vive molto fortemente, soprattutto
con la Messa della sera del 24, e poi ancora il 25, il giorno di Natale. E c’è ancora
la festa della Santa Famiglia, la domenica, e poi avanti fino all’Epifania. Certo,
per quanto riguarda il lavoro pastorale sappiamo che noi sacerdoti dobbiamo andare
molto in profondità. Bisogna entrare in questo mistero, che è così grande e che è
quello che ci deve dare la gioia immensa di poter vivere. Io adesso sto pensando a
Natale, quando appena l’altro giorno mi sono trovato di fronte alla morte…
D.
– Natale può essere l’occasione per incontrare il fratello musulmano…
R. –
In questo senso, io noto che anche in televisione se ne parla molto: si mette in onda
anche per parlarne davanti a tutti, anche con i musulmani, dell’importanza del Natale.
I musulmani sono superiori in numero, ma si vede come cambia anche la fisionomia della
città. Vedo come stanno abbellendo Abidjan, la capitale: diventa molto più bella,
con tante luci… E’ proprio Natale. Qui, in Costa d’Avorio, dobbiamo dire che l’islam
non è come altrove. Qui si può parlare. Per noi cristiani è un fatto molto importante
che Dio si sia fatto uomo, che sia venuto a cercarci: è una cosa enorme. E’ proprio
da annunciare a tutti, così come noi aiutiamo le nostre comunità a prepararsi a vivere
questa festa di Natale.
D. – C’è qualcosa di particolare che vuole ricordare,
su come viene celebrato il Natale in Costa d’Avorio… come le famiglie lo sentono?
Anche lì si riuniscono con i parenti?
R. – Questo è tutto un lavoro da fare.
Questa non è un’abitudine, un costume, una tradizione. Qui bisogna riscoprire la famiglia
cristiana: padre, madre e figli. Perché qui, tanti non hanno esperienza né di padre,
né di madre, né di famiglia. Ma questo è un lavoro lento. Riveste grande importanza
la festa della Famiglia di Nazareth: con Giuseppe, Maria e il Figlio di Dio.