2012-12-24 08:20:09

Natale nel dramma in Siria. Bombardato un panificio: 300 morti seocndo alcune fonti


La Siria ieri teatro di una delle più gravi stragi dall’inizio del conflitto. Ad essere bombardato un forno nella provincia di Hama, con un bilancio pesantissimo. 90 i morti accertati, mentre alcune fonti parlano di almeno 300 vittime. Tutto questo nel giorno della visita a sorpresa nel Paese dell’inviato dell'Onu e della Lega Araba, Brahimi. Il servizio di Marina Calculli:RealAudioMP3

Non ha paragoni, tra gli episodi della sanguinosa guerra civile siriana, l’inferno che si è abbattuto ieri su Halfaya, una cittadina della provincia di Hama. Le bombe del regime sono cadute su un panificio, mentre centinaia di civili erano in coda per il pane. La farina non era arrivata per tre giorni in città e, dunque, il numero delle persone in coda era particolarmente alto. Difficile ancora fare un bilancio. Alcuni residenti parlano di 300 vittime. Le immagini diffuse sulla rete fanno pensare a cifre inferiori, ma è certo che il bombardamento ha provocato diverse decine di morti tra donne, bambini e uomini. La punizione di Halfaya, nella provincia di Hama, una regione già rasa al suolo nel 1982, è stata forse la conseguenza della proclamazione da parte dei ribelli della città come zona liberata. Intanto, ieri, a Damasco, è giunto l’emissario internazionale per la Siria, Lakhdar Brahimi, per cercare un’ennesima strada di negoziazione con il regime. Il ministro dell’informazione siriano ha espresso però il disappunto, perché la visita di Brahimi non si è fatta precedere da alcuna comunicazione su possibili strategie di compromesso.

Tra i cristiani, chi può è fuggito nella regione costiera di Tartus, per ora ancora relativamente sicura, o nel vicino Libano. Ma chi è rimasto si è trovato suo malgrado in mezzo al conflitto. Al microfono di Silvia Koch, padre Ibrahim Sabah, francescano siriano della Custodia di Terra Santa, parla di questo Natale di dolore:RealAudioMP3

R. - Noi francescani della Custodia di Terra Santa - che include anche la Giordania, la Siria, il Libano e Cipro - insieme anche ai fratelli salesiani e alle Missionarie della Carità - le Suore di Madre Teresa - siamo sicuramente una cospicua presenza. Oggi più che mai, è una presenza sofferente perché alla gente manca l’elettricità, manca il pane e soffre anche la fame. Tutti i cristiani che non hanno lasciato il Paese, perché sono voluti restare nelle loro case, in questo momento stanno soffrendo. È quindi molto difficile - anche a causa della paura, delle bombe e delle esplosioni - parlare di gioia natalizia in questo momento. Sicuramente noi celebriamo il mistero dell’Incarnazione di Gesù nella storia come francescani, nel vivere la sofferenza con la gente; sicuramente – come l’anno scorso – le feste saranno celebrate in modo sobrio, molto semplice e saranno anticipate per permettere alle persone di tornare a casa prima del buio, perché hanno paura. I fratelli che si trovano lì stanno facendo tutto il possibile per aiutare le famiglie: ci sono tante famiglie senza nemmeno una bombola di gas e non possono cucinare, l’elettricità in alcune zone va via anche per 18 ore al giorno.

D. – Qual è il messaggio che la Chiesa locale cerca di mandare ai fedeli per diffondere speranza nel tempo di Natale?

R. – Il messaggio è un messaggio di pace. Io approfitto di questa occasione per ringraziare tutta questa buona gente, che generalmente non è gente ricca, ma la maggior parte dei benefattori dei luoghi santi - ma anche di tutto il Medio Oriente, della Custodia di Terra Santa - sono persone che appartengono alla classe media o povera, ma che aiutano la missione in quel Paese. Senza la presenza dei pellegrini in Terra Santa noi non potremmo festeggiare; senza gli aiuti mandati in sostegno da parte di tutta la Chiesa internazionale, oggi noi non potremmo continuare ad esistere in Siria e nemmeno in Terra Santa.







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