Benedetto XVI e il Natale: non è una festa da consumare, ma una verità da ripetere
al mondo
Se non cerchiamo Cristo, non lo troveremo. Se non lo desideriamo, non lo incontreremo.
Così ha detto ieri mattina Benedetto XVI, nell’ultimo Angelus prima del Natale. E
questa sera, alle 22, il Papa sarà nella Basilica di San Pietro per presiedere la
Messa solenne della Natività. Sul significato dell’attesa di Gesù, il magistero del
Pontefice si è arricchito negli anni di espressioni di grande densità spirituale.
Alessandro De Carolis ne ricorda alcune in questo servizio:
Il Natale non
è un paese per balocchi, la festa in cui officiare il rito di panettoni più o meno
cinematografici, esibire gastronomie tradizionali o innovative. Tutto questo – pur
ridimensionato dai morsi della crisi – si è accumulato come una lenta frana davanti
all’ingresso di quella Grotta illuminata da una stella, fino a offuscare – e in molti
casi a ostruire del tutto – l’unica, vera “prima visione” della storia, quella del
Bambino venuto a portare il solo dono che veramente conta, la pace agli uomini di
buona volontà. Se dunque i cristiani per primi, ha osservato anni fa il Papa, non
recuperano gli occhi dei pastori e il loro stupore semplice davanti alla mangiatoia,
il Natale continuerà a essere per tanti un bene di consumo e non il Bene sommo:
“Se
non si riconosce che Dio si è fatto uomo, che senso ha festeggiare il Natale? Si svuota
tutto. Dobbiamo innanzitutto noi cristiani riaffermare con convinzione profonda e
sentita la verità del Natale di Cristo per testimoniare di fronte a tutti la consapevolezza
di un dono inaudito che è ricchezza non solo per noi, ma per tutti”. (Udienza generale,
19 dicembre 2007)
Benedetto XVI non fa sconti. Un po’ come tanta paccottiglia
che in questi giorni passa spesso di mano imbellita da grosse coccarde colorate, si
fa strada nel mondo – ha affermato il Pontefice con vari accenti – la propaganda di
coloro che offrono una “salvezza a basso prezzo”. Ma ce n’è un’altra conquistata a
prezzo ben più alto, iniziata in una notte di Betlemme e che da quella notte ha bisogno
dell’eco di cuori disponibili:
“Nascendo fra noi, Gesù Bambino non ci trovi
distratti o impegnati semplicemente ad abbellire con le luminarie le nostre case.
Allestiamo piuttosto nel nostro animo e nelle nostre famiglie una degna dimora dove
Egli si senta accolto con fede e amore”. (Udienza
generale, 20 dicembre 2006)
Fede e amore, queste sono le “coperte” di cui
ha bisogno Gesù Bambino. Coperte sotto le quali offrire riparo a quei tanti convinti,
per vari motivi, che questa notte per loro non nascerà nessuno:
“Le difficoltà,
le incertezze e la stessa crisi economica che in questi mesi stanno vivendo tantissime
famiglie, e che tocca l’intera umanità, possono essere uno stimolo a riscoprire il
calore della semplicità, dell’amicizia e della solidarietà, valori tipici del Natale.
Spogliato delle incrostazioni consumistiche e materialistiche, il Natale può diventare
così un’occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza
che promana dal mistero della nascita di Cristo”. (Udienza generale, 17 dicembre 2008)
Molte
volte, ha affermato Benedetto XVI, qualche uomo ha cercato di diventare dio per covare
personali disegni di gloria. L’unica certezza è che invece un giorno Dio è diventato
uomo, nella gloria di una stalla. E che il suo è un disegno d’amore per tutti:
“Sì,
Dio si è incamminato verso di noi. Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via
supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso
la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo. Venite
e vedete che io sono qui”. (Messa di Natale, 24 dicembre 2009)