Monti non si schiera, ma è pronto a tornare se richiamato. Il commento del prof. Baggio
Mario Monti non si candiderà in prima persona alle prossime elezioni politiche del
24 e 25 febbraio, ma se richiesto è pronto a guidare uno schieramento e dunque in
sostanza a candidarsi alla premiership. A spiegarlo lo stesso presidente del Consiglio
uscente ieri mattina nella lunga e attesissima conferenza stampa di fine anno a Palazzo
Chigi. Da Monti un ringraziamento intenso al capo dello Stato Napolitano per l’intuizione
che ha dato vita al governo. Molte, naturalmente, le reazioni politiche. Il servizio
di Giampiero Guadagni: Monti non si schiera,
ma è pronto a guidare uno schieramento che sostenga la sua agenda per il cambiamento
e ad assumere le responsabilità che gli venissero affidate dal Parlamento. E’ la risposta
del premier allo schieramento centrista che da tempo gli chiede un impegno politico
diretto. E a Berlusconi, che gli ha offerto la leadership dei moderati dopo aver duramente
attaccato i risultati del suo governo, dice: faccio fatica a seguire la linearità
del suo pensiero. Osserva Monti: non ci si può sottrarre alle linee guida dell’Europa;
e bisogna rinunciare a promesse populistiche come quella di togliere l’Imu, che tornerebbe
raddoppiata. Il premier uscente racconta di resistenze di segno opposto in questo
suo anno di governo: in particolare dal centrodestra sul tema giustizia; dalla sinistra
e dalla Cgil su lavoro e questioni sociali. Arroccamenti trasversali poi sui costi
della politica. Monti rivendica infine il superamento dell’emergenza economica dalla
quale l’Italia è uscita a testa alta senza ricorso ad aiuti finanziari dell’Europa
o del Fondo monetario internazionale. Le sfide per la prossima legislatura sono la
crescita e le riforme istituzionali, sfide per le quali - conclude Monti - ci vogliono
larghe maggioranze. Immediate sono fioccate le reazioni. Diviso si conferma il Pdl,
anche se per il segretario Alfano dopo le parole di oggi è preclusa ogni forma di
collaborazione con Monti. Polemico Berlusconi, che definisce un incubo il Monti bis.
Mentre per il segretario del Pd Bersani la crisi c’è ancora, bisogna preservare quel
che è stato fatto di buono nell’ultimo anno e fare meglio su quello che non si è fatto
per equità e lavoro.
"Nella posizione di Monti vedo coerenza, rispetto a quanto
fatto in un anno di governo". Così Antonio Maria Baggio, politologo, docente
di Filosofia Politica presso l'Istituto Universitario Sophia di Loppiano, che al microfono
di Gabriella Ceraso si sofferma sui punti principali dell’intervento di Mario
Monti:
R. – Facendo
il bilancio di ciò che è avvenuto, vedendo come il Paese sia riuscito a sfuggire dal
baratro, mettendosi su una linea di credibilità, Monti ha posto il problema centrale:
non dobbiamo più scegliere in base ai leader, alle sigle, ad appartenenze a destra,
sinistra e centro, che fanno parte del passato, ma dobbiamo scegliere in base ai contenuti
del programma e al modo con il quale si intende applicarlo. “Io mi propongo come futuro
premier, - ha detto - come guida di un movimento, che abbia appunto a cuore l’idea
di cambiare l’Italia, di riformare l’Europa, sulla base di questi programmi”. Allo
stesso tempo ha detto anche: “Io sono totalmente nelle mani di coloro che dovranno
valutare questa mia proposta e successivamente creare quella condizione politica perché
questo programma si possa attuare”.
D. – Monti ha presentato la sua agenda.
Cosa ne pensa di quest’agenda e soprattutto quanto effettivamente potrà raccogliere
consensi concreti?
R. – A me sembra che l’agenda raccolga le cose che sono
effettivamente da fare. Questo è il punto chiave: sradicare i partiti dalle altre
cose che normalmente prendono il centro della loro attenzione. Ha sottolineato anche
in maniera inusuale il ruolo della donna. Propone in sostanza un cambiamento radicale
del quadro politico, come condizione indispensabile per non morire. Questo va preso
con estrema serietà. In sostanza, allora, di cosa abbiamo bisogno in Italia? Abbiamo
bisogno di forze politiche, di coalizioni politiche, che interpretino in modi diversi
questa agenda, che si propongano ai cittadini in modo che possano scegliere l’una
o l’altra. Quindi, attenzione, Monti non ha preparato la strada a tentativi, come
adesso si stanno facendo, di creazione di nuovi partiti. No, lui ha detto: “Voglio
vedere se si coalizzano delle forze politiche, tutte legittime, che sappiano applicare
l’agenda”. Quindi, è un superamento epocale quello che si propone, è una sfida vera,
alla quale non si può rispondere semplicemente organizzando cose nuove all’ultimo
minuto. La politica è una cosa seria. Lui parla di un cambiamento di mentalità degli
italiani.
D. – E’ stato un input , ma ancora non realizzabile?
R. –
Deve essere realizzabile, bisogna vedere come. Noi abbiamo avuto episodi recenti,
a sinistra, costruttivi, nel senso che hanno delineato una possibile leadership, ma
proprio questa chiarezza ha fatto vedere anche differenze forti sui programmi. Nella
parte di destra e centro-destra siamo molto più indietro. Il mio auspicio è che si
formino delle coalizioni chiare e che lo facciano sulla base di un confronto con l’agenda
Monti.
D. – Un suo giudizio su questo anno in base a quello che ha detto il
prof. Monti: l’azione effettivamente migliore e quello che ancora manca...
R.
– Monti stesso ha fatto un bilancio che io ho trovato molto serio di quello che ha
fatto e di quello che non ha fatto. Ha detto di aver fatto il bene necessario, mettendo
insieme partiti che non si guardavano neppure in faccia; è mancato di fare il meglio,
proprio per i veti opposti fra i partiti. Alcune cose inoltre potevano essere fatte
diversamente. Nessuno lo ha costretto per esempio a chiudere l’agenzia del terzo settore
e a portare al ministero i suoi compiti. Anche l’equilibrio nella ripartizione delle
tasse è discutibile. Quindi, nessun governo è perfetto. Ora è davvero necessario
che una maggioranza politica riprenda in mano tutti gli argomenti e li applichi, perché
il grosso è stato annunciato ma non compiuto.
D. – Le è sembrato che Monti
criticasse maggiormente l’operato e le parole del Pdl?
R. – A me è sembrato
che un’accentuazione di responsabilità, in senso negativo, nei confronti del Pdl,
sia stata data dal presidente Monti per quanto riguarda la sfiducia. E’ questo il
problema, e Monti l’ha detto, questo partito ha fatto una scelta senza rendersi conto
delle conseguenze. Per il resto, però, ha ringraziato tutti e tre i partiti che l’hanno
sostenuto. Io credo che quest’ultimo grave errore del Pdl sia dovuto al fatto che
Berlusconi abbia voluto rientrare in campo. Qui bisognerebbe avere un po’ di coraggio
da parte di quelli che colpevolmente hanno taciuto.
D. – Prima si diceva che
c’è il pericolo che tutto vada perduto. Dopo questo intervento di Monti, dopo la riflessione
che ne sta nascendo, forse ci sarà più consapevolezza dell’importanza delle cose che
si sono fatte?
R. – Io spero di sì, perché c’è una società civile in Italia.
Monti ha fatto riferimento al grande patrimonio di capitale sociale e relazionale
– questo mi è molto piaciuto – che c’è nel nostro Paese. Noi dovremo mobilitarci per
difenderlo. D’altra parte, abbiamo sentito dichiarazioni nettamente irresponsabili
nella campagna elettorale che è già cominciata. Noi dovremmo come società civile intervenire
già su queste dichiarazioni ed evitare di giocare, pensando ai possibili vantaggi
o scambi che possono venire da una forza politica o dall’altra. Ci vorrebbe una maggiore
radicalità. Io sottolineo che la Dottrina sociale cristiana, della quale bisognerebbe
servirsi un po’ di più e in maniera più accorta, valuta come principi di base, anche
quelli che riguardano la democrazia, la libertà e l’uguaglianza. Questa lezione noi
dobbiamo averla ben presente. Occorre renderci conto che nelle valutazioni dei programmi
politici bisogna avere lo sguardo grande, vasto; vogliamo prendere sul serio la Dottrina
nella sua integralità? O vogliamo solo fare discorsi di occasione perché servono ad
un partito o ad un altro? Questo è il punto forte.