2012-12-23 11:32:52

L'Egitto approva la nuova Costituzione: la sharia, fonte principale della legislazione


L’Egitto approva la nuova Costituzione. La nuova carta che definisce la “sharia”, la legge islamica, come fonte principale della legislazione nazionale, risulta essere stata approvata dal referendum confermativo con il 64% dei sì anche se i risultati ufficiali arriveranno solo lunedì. A votare è stato circa il 32% degli aventi diritto. E' quanto annuncia il partito dei Fratelli musulmani egiziani, Giustizia e Libertà, dopo lo scrutinio dei due terzi dei voti al secondo turno. “Il popolo egiziano continua la sua marcia verso il completamento della costruzione di un moderno Stato democratico, dopo aver voltato la pagina dell'oppressione” si legge in una nota diramata dal partito. Ma l'opposizione denuncia brogli e fa sapere che presenterà ulteriori iniziative contro la nuova Carta costituzionale. Il referendum si è tenuto in due tornate, il 15 e il 22 dicembre, in zone differenti del Paese, a causa della scarsità di magistrati di controllo che hanno boicottato le consultazioni. A vigilare sulla sicurezza sono stati disposti circa 250 mila tra poliziotti e militari. Sul fronte istituzionale intanto il governo del presidente Morsi continua a perdere elementi: ieri il vicepresidente Mohamed Mekki, esponente della magistratura egiziana, ha rinunciato al proprio incarico e si è dimesso anche il governatore della Banca Centrale, Faruq el Oqda, in carica dal 2003. Dimissioni, queste ultime, smentite poi però dal governo. In entrambi i casi la rinuncia sarebbe legata a divergenze con Morsi.

Per un’analisi su quanto sta accadendo in Egitto, Massimiliano Menichetti ha chiesto l'opinione di Valentina Colombo, della European Foundation for Democracy, ordinario di Cultura e geopolitica dell’islam all’Università Europea di Roma:
R. – Nel gennaio 2011, tutti noi avevamo creduto nelle "primavere arabe". Chi conosceva Paesi come la Tunisia, l’Egitto, sapeva che erano sottoposti a regimi dittatoriali atroci, quindi una rivoluzione che lasciava presupporre una vera democrazia ha aperto il cuore. Purtroppo però, questa democrazia ha portato al potere i cosiddetti estremisti moderati, ovvero i Fratelli musulmani, che sono estremisti e non sono moderati, mettendo a repentaglio le libertà personali: in primis, le libertà delle minoranze e tra queste le libertà delle minoranze cristiane e delle donne. Abbiamo di fronte un diritto in cui l’islam è la religione naturale dell’uomo, in cui la libertà di culto, di conversione a un’altra religione, non esiste, non è concessa. L’apostasia viene punita con la condanna a morte e già questo è qualcosa di universalmente inaccettabile.D. – Cosa si profila per la donna in questi Paesi?

R. - Laddove noi ci avviamo ad avere, sia in Tunisia sia in Egitto, Costituzioni dove la sharia, il diritto islamico, è la fonte principale della legge, noi sappiamo che da quel momento in cui queste Costituzioni saranno approvate, la donna varrà la metà dell’uomo.

D. - Non è un modo dire…

R. – Assolutamente. Il diritto islamico, in qualsiasi sua interpretazione, dalla più liberale alla più radicale, prevede che la donna erediti, per esempio, la metà dell’uomo e che la testimonianza di un uomo equivalga alla testimonianza di due donne.

D. – Il soggetto Fratelli musulmani chi è? Qual è il volto di questa realtà?

R. – I Fratelli musulmani nascono in Egitto nel 1928 e sono anzitutto un movimento molto organizzato, capillarmente diffuso in Egitto, perché hanno da sempre svolto un’azione sociale. In questo momento loro – ben organizzati, ben finanziati e grandissimi comunicatori – hanno capito che devono abbandonare il “linguaggio islamico”. Per cui, dall’inizio della primavera araba, noi abbiamo avuto una cancellazione dello slogan elettorale, politico, dei Fratelli musulmani “l’islam è la soluzione”, diventato “la libertà e la giustizia sono la soluzione”. Dobbiamo ricordarci però che questa libertà e questa giustizia non sono libertà e giustizia universali, come espressi nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ma sono libertà e giustizia dal punto di vista islamico.

D. – Giustizia o libertà cosa significano queste parole nel mondo islamico?

R. - L’esempio più calzante è la parola "libertà", che in senso islamico è contrario di schiavitù, null’altro. E’ sempre una libertà limitata dalla sharia, dal diritto islamico che non prevede, per esempio, la conversione di un musulmano durante la religione. Per cui, quando io dico libertà è sottinteso che quel tipo di libertà non la devo neanche considerare tale, non la devo ottemperare.

D. - La radice sulla quale i Fratelli musulmani si muovono, lo scopo, è la creazione di uno Stato islamico unico?

R. – Si. E’ fondamentale nel pensiero dei Fratelli musulmani, e si ritrova esplicitamente nel teologo Qaradawi, l’imam di Al Jazeera, il primo imam a predicare in piazza Tahrir dopo la rivoluzione. Lui dice chiaramente: con moderazione si arriverà ad uno Stato islamico unificato.

D. - Questo vale da sempre?

R. - Fin dai tempi del quinto Congresso dei Fratelli musulmani del 1939.

D. – Dunque il futuro sembra costellato di luci ed ombre...

R. - Tutte quelle nazioni che sono state sottoposte ad anni di dittature. Il mondo arabo deve crescere, deve imparare a gestire e a godere della democrazia, deve percorrere una lunga strada. Lo farà, ci riuscirà, ma di sicuro avrà bisogno dell’aiuto e del sostegno dell’Occidente, che forse dovrebbe smettere di credere agli estremisti moderati e credere ai musulmani nella loro pluralità: quindi agli egiziani, ai tunisini ai siriani e così via.

D. - Più ponti di dialogo e di confronto?

R. - Assolutamente. Dobbiamo convincerci che il mondo arabo e il mondo islamico sono mondi plurali.









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