A Roma la mostra dedicata ai capolavori meno noti del Canova
Prosegue a Roma presso il Museo di Palazzo Braschi la mostra “Canova Il segno della
gloria, disegni, dipinti e sculture” dedicata al più grande scultore a cavallo tra
Sette e Ottocento. Fino al prossimo 7 aprile l’esposizione rivela un inedito Canova
attraverso acqueforti, gessi, tempere, terrecotte, marmi e soprattutto 79 disegni
provenienti dal Museo Civico di Bassano. Il servizio di Paolo Ondarza:
L’anima di Antonio
Canova, maestro del Neoclassicismo al centro della mostra romana di Palazzo Braschi:
l’aspetto meno ufficiale, quello informale, l’attimo dell’ispirazione artistica, l’embrione
dei capolavori marmorei universalmente riconosciuti sono i protagonisti dell’esposizione.
A raccontare il pensiero dello scultore sono una selezione di disegni preparatori,
monocromi, bozzetti in gesso, lettere provenienti dalle ricche collezioni del Museo
Civico di Bassano. La curatrice Giuliana Ericani:
“Rivelano la personalità
di Antonio Canova, che evidentemente si stempera nelle sculture realizzate in marmo.
I disegni sono proprio il pensiero e l’anima dell’artista”.
La grazia,
la levigatezza, la lucidità dei marmi di Antonio Canova sono il frutto di un attento
studio della scultura greca, documentato nelle opere grafiche esposte:
“Lui
ripete più volte che la maggiore impressione la ebbe andando a vedere i marmi del
Partenone e che lì lui aveva ritrovato la vera carne”.
La mostra accompagna
il visitatore dalla fase ideativa alla realizzazione finale dell’opera restituendo
a Canova quel ruolo di protagonista dell’arte europea tra 7 e 800, del quale lo scultore
era consapevole. Ancora Giuliana Ericani:
“Era molto umile ma aveva una
forte consapevolezza della qualità delle sue realizzazioni. Riteneva che il suo valore
dovesse essere giustamente retribuito. Infatti, Antonio Canova fu in assoluto l’artista
più pagato di tutti i tempi”.
Il valore di Canova fu suggellato da Pio
VII che nominò lo scultore direttore dei Musei Vaticani, incaricandolo di riportare
a Roma le opere trafugate da Napoleone:
“Nel 1802, nel decreto di nomina,
viene richiamata proprio la continuità di questa nomina da Raffaello a Canova”.