Stop alle pene alternative. La Caritas: per la politica non è una priorità
E’ tornato in Commissione il disegno di legge sulle misure alternative al carcere.
La richiesta è stata avanzata da Lega, Coesione Nazionale, Idv e il neo gruppo "Fratelli
d’Italia-centrodestra Nazionale". Nei fatti, sarà impossibile che il provvedimento
sia approvato in questa legislatura. Per il ministro della Giustizia, Paola Severino,
è mancata la volontà politica. Il servizio di Alessandro Guarasci:
Fin dalla mattinata,
si era capito che il ddl sulle misure alternative sarebbe finito su un binario morto.
D’altronde, la Lega aveva annunciato che avrebbe fatto di tutto per bloccare il provvedimento.
Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha quindi preferito rimandare il ddl in
Commissione per evitare uno scontro. Favorevoli all’approvazione Pd e Udc, mentre
il Pdl si è associato alla richiesta del rinvio. Il ddl prevede che possa essere mandato
agli arresti domiciliari chi ha commesso un reato punibile con la reclusione non superiore
nel massimo a quattro anni. Altro strumento inserito nel testo è la messa alla prova.
Nelle carceri italiane, vi sono 66 mila detenuti per un capienza di 45 mila posti.
Il ministro della Giustizia, Paola Severino, ha detto che l'ok sarebbe stata una pagina
bellissima. “Vado via con amarezza”, ha precisato il Guardasigilli. Amarezza espressa
anche da Francesco Marsico, vicedirettore della Caritas:
R. – E' un’ennesima
prova che questa non viene considerata un’urgenza per il Paese. E’, quindi, sicuramente
una conferma piuttosto che un atto grave. Una conferma drammatica di come un problema
grave in termini di quantitativi, e di sofferenze che produce sul piano sociale e
del mancato reintegro delle persone che hanno commesso reati, non sia appunto una
priorità del Paese. Sicuramente, deve essere una priorità che dovrà affrontare il
prossimo governo.
D. – Con le pene alternative, è più facile il reintegro della
persona nella società?
R. – Assolutamente sì. Le pene alternative sono il modo
per ragionare fin da subito su come persone che hanno commesso reati possano essere
collegate, connesse, incluse dentro la società, nei confronti della quale hanno espresso
atti di violenza e di rifiuto e hanno subito anche atti di abbandono. Riconciliare
la società e le persone che hanno commesso reati è la prima forma di una pena intelligente,
da una parte, e dall’altra una costruzione di percorsi, come prevede la Costituzione,
di ricostruzione della persona.