Siria, violenze infinite. La Nato parla di regime al collasso
In Siria ancora violenze senza limiti. Oggi un gruppo di ribelli ha aperto il fuoco
contro un volo di linea della compagnia di bandiera, pronto a decollare da Aleppo,
mentre un offensiva militare è stata lanciata, sempre degli oppositori al regime,
ad Hama. Nuovi lanci multipli di missili a corto raggio del tipo 'Scud' sono stati
avvistati dai mezzi di vigilanza della Nato appena ieri mattina. Intanto l’Ue ribadisce
l’allarme profughi e di regime prossimo al collasso parlano Nato e Francia; la Russia
chide di evitare che la Siria cada nel caos e l’Onu raccomanda: bisogna arrestare
il conflitto “con una soluzione politica e non dando armi”. Fausta Speranza ne
ha parlato con Paolo Quercia, del Centro Militare Studi Strategici:
R. – Certamente
una soluzione politica è possibile, lo è sempre stata e lo può essere anche adesso.
Ovviamente presuppone che ci sia un accordo politico tra le potenze esterne, che sostengono
le varie parti belligeranti. E’ possibile a patto che ci sia un livello internazionale
di accordo sul futuro del post-Assad.
D. – A proposito di questo, già si sta
preparando qualcosa...
R. - Questo è molto difficile da dire, perché ovviamente
nessuno scoprirebbe le proprie carte. Io, ad esempio, ho visto che la visita che Putin
ha fatto qualche tempo fa in Turchia è stata, tutto sommato, positiva o ad ampio spettro,
e questo vuol dire che probabilmente Ankara e Mosca, che sul fronte siriano erano
su posizioni totalmente divergenti, stanno trovando dei punti di incontro anche su
questo terreno, altrimenti non sarebbe stata possibile una visita di quel tipo. Quindi,
penso che qualcosa stia avvenendo a livello politico, mossa soprattutto da questi
due Paesi.
D. – Intanto, che dire della denuncia di Carla Del Ponte di violenze
e di crudeltà inaudite, peggiori di quelle che si sono viste nei Balcani?
R.
– Purtroppo, la guerra è entrata in una fase sempre più vissuta a livello di società
civile, anche sempre più settaria, nel senso che oltre ad essere combattuta dalle
forze governative e dai combattenti antiregime, si sono create una serie di milizie
territoriali di autodifesa - spesso su base religiosa o localistica - che sono al
di fuori di ogni possibilità di controllo, che spesso sono responsabili delle vendette,
degli atti più barbari, che vengono condotti da ambo le parti. Questo viene evidenziato
anche dal Rapporto delle Nazioni Unite.
D. – L’Onu raccomanda di non far arrivare
armi...
R. – Certamente il flusso di armi da varie parti, in particolare anche
dalla Libia, ma anche da altri Paesi della regione, è stato quello che ha portato
il conflitto ad un livello militarmente molto significativo, tanto che le stesse forze
governative usano l’aviazione e l’artiglieria in maniera massiccia. Questa di "non
far arrivare armi" è una soluzione, ovviamente a patto che la rispettino entrambe
le parti.