Pakistan. Rimsha Masih: il mio Natale vicino ad Asia Bibi e alle vittime della blasfemia
In questo periodo di Avvento, in preparazione al Natale, "chiedo ai cattolici, all'Occidente,
alla comunità internazionale di aiutare tutti i cristiani in prigione, vittime delle
leggi sulla blasfemia". È questo l'appello, affidato ad AsiaNews, di Rimsha Masih,
minorenne cristiana affetta da problemi mentali, arrestata a causa della "legge nera"
nell'agosto scorso e poi scagionata. Per settimane la sua vicenda ha occupato le cronache
dei giornali pakistani e dei media mondiali, ottenendo solidarietà e partecipazione
dentro e fuori il Paese. Grazie al lavoro del ministro federale Paul Bhatti, sostenuto
dalla comunità musulmana e dal governo di Islamabad, la vicenda - per la prima volta
- si è risolta in modo positivo. A pochi giorni dalle festività, Rimsha e la famiglia
desiderano fare "gli auguri a Benedetto XVI e a tutti i cristiani del mondo". Il 7
settembre scorso i giudici del tribunale di Islamabad hanno ordinato il rilascio su
cauzione della ragazza, arrestata ad agosto con l'accusa di blasfemia, perché avrebbe
profanato il Corano. In realtà si è trattato di un'accusa montata ad arte dall'imam
Khalid Jadoon Chishti, che ha agito col proposito di creare risentimento verso i cristiani
e requisirne le proprietà. A distanza di poco più di due mesi, il 20 novembre, l'Alta
corte di Islamabad ha prosciolto la 14enne cattolica, perché il fatto non sussiste.
All'indomani della sentenza, il consigliere speciale del premier per l'Armonia nazionale
Paul Bhatti ha parlato di "felicità e soddisfazione". Egli ha giudicato il verdetto
un "precedente importante" in base al quale la legge "non potrà essere usata per fini
personali" e "chi avanza false accuse, rischia di subire analoga sorte ed essere processato".
La ragazza 14enne si trova al momento in un luogo al sicuro assieme alla famiglia,
sotto la protezione del governo pakistano e degli attivisti cattolici della All Pakistan
Minorities Alliance (Apma), associazione fondata da Shahbaz Bhatti - ex ministro per
le Minoranze, assassinato dagli estremisti islamici - e ora guidata dal fratello Paul.
Raggiunta al telefono da AsiaNews, Rimsha scherza con i fratelli, ride più volte nel
corso dell'intervista, a conferma di un clima di relativa serenità. Dopo un periodo
difficile, afferma la ragazza, "ora sono felice". "In questo Natale - aggiunge - ringrazio
Dio per avermi salvato e Gesù Cristo per avermi aiutato". Dalle sue parole emerge
la semplicità di una giovane, la cui vita è stata stravolta da un'accusa terribile
e che chiede, in fondo, di poter tornare solo alla normalità. "Come regali - continua
Rimsha - vorrei ricevere bei vestiti e un paio di scarpe carine". Aggiunge che un
altro grande desiderio sarebbe quello di "poter tornare a scuola". E poi l'appello,
rivolto a tutti i cristiani, all'Occidente, alla comunità internazionale: "Vi chiedo
di sostenere e aiutare tutti i cristiani - conclude - che sono in prigione a causa
delle leggi sulla blasfemia", fra cui Asia Bibi, perché bisogna "star loro vicino".
Misrek Masih, padre di Rimsha, ringrazia "Gesù per averci salvato" e rivolge un pensiero
anche "al ministro Paul Bhatti e a tutta la sua organizzazione [Apma] per averci sostenuto.
Una preghiera, infine, sarà dedicata anche al governo pakistano, che ha garantito
la nostra protezione". Egli aggiunge però di "non sentirsi sicuro" e di "temere ancora
per le sorti della famiglia", per questo il desiderio natalizio sarebbe quello di
"trovare un rifugio in un Paese straniero, perché qui ci sentiamo ancora minacciati.
Non possiamo uscire in modo tranquillo - conclude il padre - la nostra vita è sempre
in pericolo, i gruppi estremisti potrebbero colpirci. Sentiamo forte il desiderio
di ricominciare una nuova vita altrove". Nonostante le difficoltà, i pericoli e le
minacce, Rimsha e la famiglia aspettano con gioia e trepidazione i giorni di festa.
(R.P.)