Messaggio di Natale del patriarca Twal: nuove speranze dopo il riconoscimento dello
Stato palestinese
Il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal ha tenuto giovedì la tradizionale
conferenza stampa per la presentazione del Messaggio natalizio. Il patriarca ha tracciato
un bilancio complessivo del 2012 sottolineando luci ed ombre: tra queste ultime il
perdurante embargo contro la popolazione civile di Gaza. Andrea Avveduto lo
ha intervistato:
R. – Il Messaggio
è una sorta di sintesi di quello che abbiamo vissuto nell’anno appena trascorso. Ci
sono gli aspetti positivi, per esempio la visita del Santo Padre in Libano, con l’incontro
con tutti i Patriarchi … siamo felici! E poi l’ecumenismo è stato rafforzato, siamo
andati anche al Cairo per assistere all’intronizzazione del nuovo Patriarca; poi c’è
stata la visita qui, da noi, del Patriarca russo Kirill; ci sono stati alcuni eventi
positivi, grazie a Dio. Però, allo stesso tempo abbiamo notato un risveglio del fanatismo
religioso, sia musulmano sia ebraico, con attacchi a luoghi santi, che abbiamo denunciato
e condannato. Qui fuori abbiamo esposto una lista di tutte le aggressioni, con il
luogo e il nome degli autori. Per questo Natale speriamo un risveglio in senso positivo:
una maggiore fede nel Signore, più pace tra noi, maggiore unità tra noi … Qui abbiamo
avuto, come sapete, la buona notizia del riconoscimento della Palestina come Stato
osservatore dell’Onu: devo dire che questo è stato un momento di gioia per tutti gli
abitanti, musulmani e cristiani. Speriamo bene – siamo ancora all’inizio. Ha fatto
bene Mahmoud Abbas a recarsi in visita dal Santo Padre: è stata la prima visita che
ha fatto al Santo Padre, dopo il riconoscimento dello Stato della Palestina. Speriamo
bene! La strada è ancora lunga. Non amiamo essere soli, in Terra Santa: chiediamo
la solidarietà dei nostri cristiani, in Europa, in Italia, in America – ovunque.
D.
– Quali speranze ci sono per una soluzione giusta del conflitto israelo-palestinese?
R.
– Anche Haaretz ha detto: “E’ nato, lo Stato palestinese”. E’ nato ed è irreversibile!
Ci vorrà un po’ di tempo perché sia uno Stato compiuto, manca un po’ di buona volontà
dall’altra parte – la parte israeliana – però l’inizio c’è stato: lo Stato è piantato.
Speriamo … Non so quanto tempo ci vorrà, ma ormai è irreversibile.
D. – Quali
sono le condizioni attuali della comunità cristiana in Terra Santa?
R. – Noi
partiamo dal principio che siamo parte integrante di questo popolo e che la gente
è stata felice di veder nascere questo Stato. Per la verità, i cristiani sono più
consapevoli dei problemi che abbiamo qui. Grazie a Dio, noi cristiani siamo in contatto
– a livello internazionale – e siamo coscienti della dimensione mondiale di Gerusalemme
e della Terra Santa; siamo felici di vedere arrivare i pellegrini, siamo felici di
sentire il Santo Padre che in ogni suo discorso parla della Terra Santa e dei cristiani
in Medio Oriente. Devo dire che adesso l’attenzione mondiale è più incentrata sulla
Siria e meno su Gerusalemme e sulla Terra Santa. Ma questo rimane un momento storico.
Noi rimaniamo in Medio Oriente con la nostra gioia e con i nostri problemi.