Filippine: i vescovi favorevoli a un ricorso contro la legge sulla salute riproduttiva
I vescovi filippini sosterranno un eventuale ricorso alla Corte costituzionale contro
la Legge sulla Salute riproduttiva, se - come scontato - sarà promulgata dal Presidente
Benigno Aquino. E’ quanto ha annunciato a una conferenza stampa a Manila il segretario
generale della Conferenza episcopale (Cbcp) mons. Joselito Asis, dopo l’approvazione
definitiva del testo al Congresso lunedì. Durante l’incontro con i giornalisti – riporta
l’agenzia Cns - il presule ha ribadito le argomentazioni dell’episcopato contro il
provvedimento, espresse ancora una volta dai vescovi in una lettera pastorale diffusa
sempre ieri. “L’Rh Bill è contro la famiglia e la stabilità del matrimonio”, ha dichiarato,
ricordando che la già facile disponibilità di contraccettivi nel Paese ha avuto come
solo risultato quello di incoraggiare “la promiscuità sessuale, rapporti prematrimoniali
e gli adulteri”. La novità della legge è, infatti, che essa impegna lo Stato a finanziare
l’uso degli anti-concezionali tra le categorie meno abbienti. Inoltre il provvedimento,
pur rifiutando l’aborto clinico, promuove un programma di pianificazione familiare
che invita le coppie a non avere più di due figli e favorisce la sterilizzazione volontaria,
contro gli insegnamenti della Chiesa che sostiene invece la pianificazione naturale
delle nascite e la promozione di una cultura di responsabilità e amore basata sui
valori naturali. Intanto anche il 2013 si preannuncia come un anno difficile per rapporti
tra la Chiesa e Governo nel Paese. Ad inasprire i contrasti potrebbe essere un nuovo
progetto di legge che vuole legalizzare il divorzio nelle Fillippine. Si tratta di
un emendamento al Codice di Famiglia che giace al Congresso dal 2010. Lo speaker dell’Assemblea
ha annunciato che l’esame del provvedimento potrebbe riprendere dopo le elezioni del
prossimo mese di giugno. Il testo proposto prevede la possibilità di divorziare in
cinque casi, tra i quali la totale incompatibilità dei due coniugi, una separazione
di fatto di cinque anni, o una separazione legale di almeno due anni. Le Filippine
sono l’unico Paese rimasto nel mondo a non avere legalizzato il divorzio. La legge
ammette solo la separazione per adulterio o violenze domestiche ripetute, ma non consente
ai due coniugi di risposarsi. La reazione alla notizia non si è fatta attendere:
secondo il segretario esecutivo della Commissione episcopale per la Famiglia e la
vita padre Melvin Castro, citato dall’agenzia Ucan, questa nuova iniziativa rivela
“il vero volto del Governo” e preannuncia una serie di leggi contro la famiglia e
la vita. (L.Z.)