2012-12-20 09:02:45

Filippine: i vescovi favorevoli a un ricorso contro la legge sulla salute riproduttiva


I vescovi filippini sosterranno un eventuale ricorso alla Corte costituzionale contro la Legge sulla Salute riproduttiva, se - come scontato - sarà promulgata dal Presidente Benigno Aquino. E’ quanto ha annunciato a una conferenza stampa a Manila il segretario generale della Conferenza episcopale (Cbcp) mons. Joselito Asis, dopo l’approvazione definitiva del testo al Congresso lunedì. Durante l’incontro con i giornalisti – riporta l’agenzia Cns - il presule ha ribadito le argomentazioni dell’episcopato contro il provvedimento, espresse ancora una volta dai vescovi in una lettera pastorale diffusa sempre ieri. “L’Rh Bill è contro la famiglia e la stabilità del matrimonio”, ha dichiarato, ricordando che la già facile disponibilità di contraccettivi nel Paese ha avuto come solo risultato quello di incoraggiare “la promiscuità sessuale, rapporti prematrimoniali e gli adulteri”. La novità della legge è, infatti, che essa impegna lo Stato a finanziare l’uso degli anti-concezionali tra le categorie meno abbienti. Inoltre il provvedimento, pur rifiutando l’aborto clinico, promuove un programma di pianificazione familiare che invita le coppie a non avere più di due figli e favorisce la sterilizzazione volontaria, contro gli insegnamenti della Chiesa che sostiene invece la pianificazione naturale delle nascite e la promozione di una cultura di responsabilità e amore basata sui valori naturali. Intanto anche il 2013 si preannuncia come un anno difficile per rapporti tra la Chiesa e Governo nel Paese. Ad inasprire i contrasti potrebbe essere un nuovo progetto di legge che vuole legalizzare il divorzio nelle Fillippine. Si tratta di un emendamento al Codice di Famiglia che giace al Congresso dal 2010. Lo speaker dell’Assemblea ha annunciato che l’esame del provvedimento potrebbe riprendere dopo le elezioni del prossimo mese di giugno. Il testo proposto prevede la possibilità di divorziare in cinque casi, tra i quali la totale incompatibilità dei due coniugi, una separazione di fatto di cinque anni, o una separazione legale di almeno due anni. Le Filippine sono l’unico Paese rimasto nel mondo a non avere legalizzato il divorzio. La legge ammette solo la separazione per adulterio o violenze domestiche ripetute, ma non consente ai due coniugi di risposarsi. La reazione alla notizia non si è fatta attendere: secondo il segretario esecutivo della Commissione episcopale per la Famiglia e la vita padre Melvin Castro, citato dall’agenzia Ucan, questa nuova iniziativa rivela “il vero volto del Governo” e preannuncia una serie di leggi contro la famiglia e la vita. (L.Z.)







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