Egitto: oggi l'opposizione in piazza contro la sharia nella Costituzione
In Egitto, si chiude oggi il quarto round di colloqui tra presidente Morsi e le opposizioni
sulla bozza di Costituzione, che introduce la sharia come fonte di diritto. Intanto
si attendono nuove manifestazioni contro il referendum, in corso, che sancisce l’adozione
della normativa, sabato l’ultima fase elettorale. E anche in Tunisia la costituente
sta discutendo sull’introduzione della sharia nella Carta fondamentale. Massimiliano
Menichetti ha intervistato padre Paolo Scarafoni,rettore dell’Università
Europea di Roma che ha promosso un convegno sugli sviluppi della "primavera araba":
R. - La Chiesa
guarda con grande attenzione a questo momento; e devo dire si ispira al Concilio Vaticano
II che, anche per la Chiesa stessa e per i cristiani, ha rappresentato un passo avanti
dal punto di vista antropologico. A quel tempo è stato sviluppato molto il dialogo,
per esempio con il mondo ebraico e anche nella situazione attuale, nasce l'esigenza
di un rinnovato ed urgentissimo dialogo con il mondo islamico. La Chiesa guarda con
attenzione a questa "Primavera araba" che - credo - da una parte manifesta tante contraddizioni
e la prevalenza - possiamo dire - di fondamentalismi, ma dall’altra ha avviato dei
meccanismi di incontro e dialogo, specialmente con tutte quelle forze che nel mondo
islamico sono aperte.
D. - Lei diceva: “La grande sfida di rinnovamento anche
in queste realtà, si gioca su un piano antropologico”...
R. – Certo. Perché
dobbiamo distinguere la religione dall’antropologia, ovvero da chi interpreta questa
religione. Questo è avvenuto nella storia anche per il cristianesimo; e non c’è dubbio
che possiamo ampliare la problematica anche alle altre religioni e al mondo islamico,
che indubbiamente contiene valori significativi, validi, inseriti in un’antropologia
- e quindi in un contesto sociale – che vanno interpretati. E noi auspichiamo che
questa interpretazione possa evolvere e migliorare.
D. - La situazione che
molte minoranze - in questo caso i cristiani - vivono in molti Paesi, Egitto, Tunisia,
Medio Oriente è fonte di preoccupazione. Come pensare di risolvere queste realtà di
tensione?
R. - Credo che sia indispensabile per le Chiese cristiane sviluppare
un discorso culturale. Proprio perché il problema è antropologico, solamente la cultura
potrà aiutare a fare dei passi avanti nella comprensione, nella convivenza e poi nello
sviluppo dei Paesi di quelle zone.
D. - Quindi la cultura è una chiave per
poter poi creare la pace, il dialogo?
R. - È indispensabile. Non soltanto la
cultura come scienza umanistica, ma proprio in generale, perché tutto quello che è
lo sviluppo della vita sociale ed economica di quei Paesi, parte dalla conoscenza
e dalla cultura.