2012-12-20 14:18:05

Congo: contrasti ai colloqui di Kampala. Monito a ribelli e Rwanda


Sono stati sospesi i colloqui di Kampala dopo il rifiuto del governo congolese di ottemperare alla richiesta dei ribelli del Movimento del 23 marzo (M23), di firmare un cessate-il-fuoco come condizione preliminare al proseguimento dei negoziati diretti. La delegazione di Kinshasa ha risposto negativamente alla richiesta dell’M23, sottolineando che “la firma di un cessate il fuoco non è contemplata dall’agenda della Conferenza internazionale della regione dei Grandi Laghi (Cirgl)”, mediatrice nei colloqui. Per il governo di congolese la questione dovrebbe essere risolta al livello del cosiddetto Meccanismo di verifica congiunta tra il Congo e il Rwanda, con sede a Goma, il capoluogo del Nord Kivu. Martedì le due delegazioni si erano messe d’accordo sul regolamento interno dei negoziati, un elenco di 22 punti che stabilisce le regole delle discussioni che dovrebbero protrarsi fino al 31 dicembre. Dall’apertura dei colloqui di Kampala, la scorsa settimana, non è stato finora compiuto alcun passo avanti significativo. I partecipanti sono arroccati sulle proprie posizioni e gli scambi di accuse sono quotidiani. Non è stato ancora affrontato nel merito il punto centrale dell’agenda: il valore giuridico degli accordi firmati il 23 marzo 2009 - con l’allora movimento del ‘Cndp’ - di cui l’M23 rivendica la piena applicazione. Gli accordi in questione prevedevano l’inserimento dei combattenti ribelli nell’esercito e la polizia mentre i dirigenti civili sarebbero dovuti entrare nelle istituzioni pubbliche. A partire dallo scorso aprile i ribelli integrati nelle forse regolari si sono ammutinati, dando vita all’M23 e accusando le autorità congolesi di non avere mai rispettato a pieno gli accordi in questione. “Il governo non sta cercando di trovare una soluzione negoziata ma sta provando a guadagnare tempo per rafforzare le proprie posizioni sul terreno e le sue alleanze con alcuni gruppi, tra cui le Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr)” ha dichiarato il leader politico del Movimento 23 marzo, Jean-Marie Runiga. Nelle ultime ore è arrivato un monito dell’esecutivo di Kinshasa ai ribelli. “Non si sono mai completamente ritirati da Goma, non hanno rispettato a pieno le decisioni prese dai capi di stato dei Grandi Laghi” ha denunciato Lambert Mende, il portavoce del governo, aggiungendo che “queste sono persone che vanno di provocazione in provocazione. Dagli assalitori ci aspettiamo di tutto”. Inoltre il responsabile Onu per le operazioni di mantenimento della pace, Hervé Ladsous, ha annunciato di aver predisposto rafforzi di Caschi blu da inviare a Goma “se le circostanze dovessero rendere necessario un loro dispiegamento”. Negli ultimi giorni la locale missione Monusco ha riferito di “una situazione tesa e precaria” nella provincia del Nord Kivu, dove “sarebbero in corso spostamenti di elementi ribelli” dell’M23 attorno al capoluogo regionale, ma anche nel Masisi, a Ruwindi e a Kibati. Nonostante il ritiro dei ribelli lo scorso 1° dicembre, nel capoluogo regionale l’insicurezza rimane un problema quotidiano: ieri è stata attaccata la locale sede della Banca internazionale per l’Africa in Congo (Biac). Il governatore del Nord Kivu, Julien Paluku, ha riferito che “non meglio identificati uomini armati hanno derubato un milione di dollari e avrebbero attraversato il confine con il Rwanda”. Dalla tormentata provincia del Nord Kivu fonti locali dell’Onu hanno anche confermato che 126 casi di stupri e due omicidi di civili sono stati commessi nella zona di Minova; la responsabilità è stata attribuita a soldati delle forze regolari congolesi (Fardc), di cui nove sono già finiti in manette. I fatti risalgono tra il 20 e il 30 novembre, quando in pochi giorni i ribelli sono riusciti a prendere il controllo di Goma, costringendo le truppe di Kinshasa a ritirarsi. Infine in una telefonata al presidente ruandese Paul Kagame, il capo di stato statunitense Barack Obama ha messo Kigali in guardia “per ogni sostegno al gruppo ribelle dell’M23, incompatibile con il desiderio di stabilità e di pace”. (R.P.)







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