Siria: ancora vittime. Per i mediatori, Assad non è parte del futuro del Paese
In Siria oltre 100 le vittime di oggi in scontri tra l’esercito di Damasco e miliziani
dell’opposizione. Si aggrava la crisi umanitaria: l'Onu lancia un appello record di
1,5 miliardi di dollari utili per i soli primi sei mesi del 2013 e finalizzati ad
aiutare 4 milioni di siriani e i rifugiati nei Paesi vicini, circa un milione di persone.
Intanto non si ferma la diplomazia internazionale nel tentativo di trovare vie d’uscita
alla crisi. Giancarlo La Vella ha intervistato l’inviato per il Medio Oriente
della Farnesina, il ministro plenipotenziario Maurizio Massari, a poche settimane
dal vertice in Italia dei Paese amici della Siria:
R. - Le risposte
della comunità internazionale, in questa fase, sono volte al sostegno della coalizione
dell’opposizione che si è formata a Doha a novembre e che comunque ha creato i presupposti
per un’alternativa politica all’attuale regime. Noi crediamo che, al di là delle azioni
di emergenza umanitaria, è comunque necessario continuare a lavorare per una soluzione
politica della crisi, perché proseguire lo scontro militare sul terreno non farebbe
altro che causare ulteriori vittime innocenti.
D. - Secondo lei, la soluzione
della crisi passa necessariamente attraverso un’uscita di scena del presidente Assad
o c’è un’altra via da percorrere?
R. - Una soluzione politica credibile non
può prevedere alcun ruolo per il presidente Assad nella transizione siriana. Questa
è una precondizione, in quanto il capo dello Stato ha perso qualsiasi tipo di legittimità
agli occhi del popolo siriano. Egli è il primo responsabile di questo massacro di
civili, già oltre 40 mila. Quindi, una futura Siria, per essere stabile, ha bisogno
di essere costruita su basi nuove e sul presupposto che Assad lasci assolutamente
il potere e possibilmente anche il Paese, come chiede l’opposizione democratica.
D.
- In che modo l’Italia e la comunità internazionale stanno preparandosi al prossimo
vertice degli amici della Siria, che ci sarà proprio in Italia, considerando che l’opposizione
con la quale si dialogherà è stata sì unificata a Doha, ma ci sono ancora varie anime
degli insorti che non hanno aderito a questo cartello?
R. - Intanto, l’opposizione
è ormai riconosciuta come legittimo rappresentante del popolo siriano ed è già sufficientemente
rappresentativa delle diverse articolazioni della società stessa. Naturalmente, si
attendono altre adesioni, come ad esempio quella dei curdi, considerata molto importante.
C’è un continuo pressing da parte della comunità internazionale sull’opposizione,
affinché resti aperta il più possibile e che garantisca i diritti di tutte le minoranze:
cristiani, curdi, drusi, alawiti e tutti i gruppi che compongono la società siriana.
Su questo bisogna dire che l’opposizione ha fornito importanti garanzie sul piano
verbale che naturalmente andranno poi verificate sul terreno. Il vertice degli amici
della Siria è molto importante, perché potrebbe - auspicabilmente - essere il vertice
della svolta. E tutti speriamo che nei prossimi mesi ci possa essere un’evoluzione
anche sul terreno, che possa aprire la strada poi ad una soluzione politica. Questo
sempre che Assad non sia più sulla scena. Questa è una linea rossa alla quale non
possiamo rinunciare.