2012-12-19 15:23:43

Ricerca Usa su fede nel mondo: l’84% segue una religione. Cristiani 2,2 miliardi


Sono i cristiani i fedeli più numerosi al mondo, seguiti da musulmani, induisti, buddsiti ed ebrei: lo documenta una approfondita ricerca del "Pew Research Center’s Forum on Religion and Public Life", l’Istituto di ricerca con sede a Washington che dal 2001 studia i rapporti tra religioni e vita pubblica. Lo studio pubblicato ieri si basa su dati raccolti in oltre 230 Paesi e territori. Roberta Gisotti ne ha parlato con il prof. Sergio Belardinelli, ordinario di Sociologia all’Università di Bologna:RealAudioMP3

Credere nell’aldilà: 5 miliardi e 800 milioni di persone - l’84% della popolazione mondiale - segue una religione. 2,2 miliardi sono cristiani, 1,6 musulmani, 1 miliardo indù, 500 milioni buddisti, 14 milioni ebrei; 400 milioni sono seguaci di credenze tradizionali (africane, cinesi, aborigene australiane), 58 milioni aderiscono a Sikhismo, Taoismo, Shintoismo, Jainismo. C’è poi un miliardo e 100 mila di non affiliati ad alcuna religione, tanto che il giornale La Repubblica titola “E' l’ateismo la terza religione del mondo”. Ma le cose non stanno proprio così.

Prof. Belardinelli, anzitutto lo studio conferma quanto già risaputo o ci sono sorprese?

R. – Non ci sono sorprese. Sapevamo bene che la religione cristiana è la prima religione del mondo e che quella musulmana è in ascesa. La questione degli atei come terza religione è molto controversa. Proprio perché i mondi delle religioni sono tutti estremamente articolati e a maggior ragione lo è quello dell’ateismo.

D. - Che cosa può nascondere la titolazione in negativo de La Repubblica “Un uomo su sei non crede”, quando poi lo studio chiarisce che quell’uomo su sei in massima parte crede in qualcosa che non trova riscontro nelle religioni ufficiali?

R. – Forse per La Repubblica è anche un desiderio che le cose stiano così. In realtà, di atei militanti ce ne sono pochi. Io mi preoccuperei più delle fasce sempre più larghe di agnosticismo, di vaghezza, in ordine al problema religioso, che poi sono quelle che magari si riscontrano anche dentro le religioni.

D. – Il fatto che l’84% dichiari di riconoscersi in una religione è forse un richiamo alle leadership delle religioni a dare risposte?

R. – E’ un richiamo che ci dice la serietà della religione. Ci dice che il senso di Dio è diffuso nel cuore degli uomini. Tutti coloro che hanno a cuore la propria fede dovrebbero farsi carico di questo dato. Io credo che la grande risorsa di tutte le religioni, in particolare di quella cattolica, sia il popolo dei credenti. Certamente, il popolo dei credenti non è quei 2,2 miliardi che ci dicono nel sondaggio. Forse sono di meno, però quel popolo è una grande ricchezza. Alle leadership sta il compito di guidarlo e di farsi carico culturalmente di tutti questi dati, cercando di interpretarli nel modo giusto. Soprattutto nel capire che la crisi del mondo contemporaneo non è una crisi del senso di Dio: è una crisi dei modi, forse, con i quali, cerchiamo di fare capire questo senso di Dio e che sono spesso inadeguati.







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