Egitto. Opposizione ancora in piazza contro Costituzione e referendum
Egitto. Ancora in piazza ieri il Fronte di Salvezza Nazionale, che raccoglie le principali
forze dell'opposizione. Al Cairo circa 2mila persone hanno contestato la bozza della
nuova Costituzione filo-islamista e il referendum che dovrebbe sancirne l'adozione.
Un appello al dialogo è stato lanciato dal ministro della Difesa, il generale al-Sissi.
La prima fase elettorale ha visto vincere il fronte del “si” capitanato dai Fratelli
Musulmani, molte le accuse di brogli, sabato ci sarà il secondo turno. Giuseppe
Acconcia:
Quattro cortei
indetti dal Fronte di salvezza nazionale hanno raggiunto il palazzo presidenziale
di Ettehadeia a Heliopolis. Piazza Tahrir è invece presidiata permanentemente dai
giovani dei movimenti. Dopo la diffusione di dati ufficiosi che vedrebbero in vantaggio
i «sì» alla nuova Costituzione con il 56,6% dei consensi, le opposizioni hanno chiesto
di annullare il voto per l’assenza di giudici che supervisionino le procedure elettorali.
Oltre il 60% dei magistrati infatti ha partecipato al boicottaggio del voto in seguito
alla dichiarazione costituzionale che ampliava i poteri del presidente, emessa e poi
ritirata da Mohammed Morsi. In una lettera alle corti di appello, il ministro della
giustizia, Ahmed Mekki, ha assicurato che verranno avviate indagini per violazioni
delle procedure elettorali. A peggiorare la crisi politica, sono arrivate ieri anche
le dimissioni del nuovo procuratore generale la cui nomina da parte del presidente
Morsi era stata contestata dalle opposizioni.
Ma qual è il volto delle varie
forze in campo in Egitto? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto al prof.
Paolo Sorbi responsabile del Centro di Geopolitica dell’Università Europea di
Roma che ieri ha partecipato ad un convegno organizzato dall'ateneo sugli scenari
generati dalla "primavera araba":
R. – Prima c’era
un movimento sostanzialmente con direzione integralista, cui accedeva anche la componente
molto ampia e - a sua volta - piena di contraddizioni di carattere laico, perché bisogna
destituire Mubarak. Poi, sono emerse le contraddizioni in seno ai movimenti: oggi,
quella che chiamiamo avanguardia interna laica sta ponendo il problema del pluralismo
formale e non solo del pluralismo sociale, che in Egitto – dopo la caduta di Mubarak
– è dato per assodato. Nei Fratelli musulmani, cioè nella prima componente integralista,
avviene un’ulteriore contraddizione tra un’anima laica, che si sta secolarizzando
ed emergendo, e una componente integralista, che converge verso i salafiti.
D.
– Le questioni della Costituzione e dei poteri che si è assunto il presidente Morsi
mettono di nuovo l’Egitto in una condizione di tensione. Secondo lei, quale sarà lo
sviluppo?
R. – Sono a favore delle cosiddette "primavere arabe" e specialmente
di quella egiziana: certo, ci sono passi avanti e ritorni all’indietro, ma le tirannie
dovranno tutte scomparire. In questo quadro, la destabilizzazione è un fenomeno, uno
scenario, una fase del Medio Oriente: non dobbiamo aver paura delle componenti movimentiste.
Dobbiamo come europei cercare di capire le componenti più aperte al pluralismo e alla
tolleranza, specialmente essere attenti a tutte le varie confessioni e ai copti. Bisogna
accettare questa fase di trapasso valorizzando la cultura della negoziazione, che
è esterna purtroppo al mondo arabo. Il problema di quello che io chiamo la cultura
sindacale o della negoziazione è decisivo per gli equilibri.
D. – C’è preoccupazione
per quanto riguarda il futuro dei copti?
R. – Certo. I cristiani in Medio Oriente,
però, non devono avere paura: questo è il problema di fondo. Devono accettare di viversi
– come dice il Santo Padre – come minoranza creativa. I copti hanno un altissimo livello
di storicità, perché l’origine dei copti è l’origine dell’Egitto stesso: i copti preesistono
ad ogni altra confessione. Bisogna però oggi accettare di essere minoranza, ma avviare
un rapporto di carattere, chiamiamolo così, egemonico. Solo chi starà dentro le lotte,
avrà diritto di parola.