È morto padre Paolo, il cappuccino che diede l’unzione degli infermi a Padre Pio
È morto lunedì scorso padre Paolo Covino, il frate minore cappuccino che amministrò
l’unzione degli infermi a Padre Pio nella notte tra il 22 e il 23 settembre, quando
il Santo terminò la sua missione terrena. Padre Paolo avrebbe compiuto 94 anni tra
pochi giorni. Era nato, infatti, a San Giovanni Rotondo il 25 dicembre 1918, anche
se all’anagrafe fu registrato il 2 gennaio, dichiarando che la sua nascita era avvenuta
il primo giorno dell’anno. I suoi genitori, Michele Covino e Maria Assunta Magno,
lo fecero battezzare con il nome di Pietro il 4 gennaio 1919 nella chiesa madre del
paese dal canonico don Domencio Palladino. Un mese dopo Assunta portò quel bambino
al convento dei Cappuccini per farlo benedire da Padre Pio, che da quattro mesi portava
impresse le stimmate nelle mani, nei piedi e nel costato. Il Frate tracciò un segno
di croce sul capo del neonato e disse alla donna: «Auguri… auguri… auguri!». «Perché
tanti auguri?», chiese Assunta. «Questo bambino sarà sacerdote», rispose Padre Pio.
Pietro, ignaro della profezia fatta dal Cappuccino di Pietrelcina a sua madre, dall’età
di sei o sette anni cominciò a frequentare il convento e a servire la Messa di Padre
Pio. Nacque così la sua vocazione. Il 17 settembre 1935, nel convento di Morcone,
Pietro indossò l’abito cappuccino e cambiò il suo nome in fra’ Paolo da San Giovanni
Rotondo. Dopo gli studi teologici, compiuti nel convento di Campobasso, il 21 marzo
1942, fra’ Paolo fu ordinato sacerdote nella chiesa del Sacro Cuore del capoluogo
molisano da mons. Secondo Bologna, vescovo della città, che morirà l’anno seguente,
sotto le macerie dei bombardamenti americani, dopo essersi offerto vittima per la
sua diocesi. Solo dopo la Messa di ordinazione mamma Assunta confidò al figlio: «Ora
posso morire contenta, perché si sono avverate le parole di Padre Pio». E gli raccontò
della profezia fatta dal cappuccino stigmatizzato 24 anni prima. Divenuto sacerdote,
padre Paolo svolse il suo ministero in vari conventi. Nel giugno del 1968, venne destinato
a San Giovanni Rotondo come sacrista. Spesso serviva la Messa a Padre Pio. E servì
anche l’ultima, la mattina del 22 settembre 1968, quando l’anziano Cappuccino di Pietrelcina
stava per svenire a causa di un collasso e fu sorretto proprio da padre Paolo e, soprattutto,
dalle più possenti braccia di padre Giuseppe Pio da Brooklyn. Nella notte padre Paolo
fu svegliato verso le due dalla voce concitata di padre Pellegrino Funicelli, che
prestava assistenza notturna a Padre Pio. Corse nella cella del Cappuccino stigmatizzato
e si rese conto che stava molto male. Si recò con sollecitudine in sacrestia per prendere
l’olio degli infermi. Al ritorno chiese al superiore del Convento, padre Carmelo Di
Donato, il permesso di amministrare l’ultimo sacramento e di impartire l’assoluzione
sub conditione al moribondo. Poco dopo, Padre Pio, ripetendo i nomi di Gesù e di Maria,
chinò la testa e spirò. Padre Paolo, essendo stato testimone privilegiato della vita
di Padre Pio, aveva scelto di non tenere per sé quanto aveva potuto vedere e ascoltare
e, a tal fine, aveva raccolto i suoi ricordi e quelli delle persone a lui vicine in
un libro, intitolato “Ricordi e testimonianze”, pubblicato dalle Edizioni Padre Pio
da Pietrelcina. La salma di padre Paolo è stata composta nella chiesetta antica di
Santa Maria delle Grazie per ricevere l’omaggio dei fedeli. I funerali si sono celebrati
ieri mattina, nel santuario di Santa Maria delle Grazie, saranno presieduti da fr.
Francesco Daniele Colacelli, ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini della
Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio e saranno trasmessi in diretta da Padre
Pio Tv. (R.P.)