Scuola, i precari contro il Concorsone. "La professionalità non si valuta con i quiz"
Elena La Gioia, presidente nazionale dei CIP – Associazione Nazionale Comitati Insegnanti
Precari Noi come comitato
precari abbiamo da sempre osteggiato il Concorsone. E' positivo che si rispettino
le regole e siano ripristinati i concorsi per assumere nella Pubblica Amministrazione,
ma critichiamo che ciò avvenga senza avviare, parallelamente, un piano per l'immissione
in ruolo dei precari storici della scuola. Noi siamo docenti che lavorano nella scuola
pubblica da decenni e abbiamo quindi tutta l'esperienza, la professionalità, la vocazione
necessaria per svolgere il lavoro di insegnanti. Se lavoriamo qui è perchè abbiamo
l'abilitazione all'insegnamento e abbiamo già superato un concorso. Riteniamo quindi
che essere sottoposti a un'ennesima valutazione sia uno spreco e un'umiliazione. Ma
critichiamo soprattutto le modalità di selezione del Concorsone che avviene attraverso
quiz che - per essere superati - richiedono certamente un'innegabile percentuale di
casualità e fortuna, elementi che non dovrebbero avere nulla a che fare con la professionalità
e la dignità della nostra professione. Tredici anni dopo quello che doveva
essere l’ultimo concorso per l’insegnamento, quello del 1999, il 17 gennaio è partita
la grande macchina del "concorsone": 321.210 candidati, un terzo insegnanti precari,
per 11.542 cattedre. Sedicimila gruppi di aspiranti prof, distribuiti nelle 2.520
aule di informatica delle scuole di tutta Italia, hanno risposto a cinquanta quesiti
a risposta multipla da risolvere in 50 minuti. Solo uno su tre è riuscito a conquistare
il punteggio minimo necessario per andare avanti: 35/50. (A cura di Fabio Colagrande)