Il card. Bertone: amministrare con trasparenza i beni della Chiesa a servizio della
sua missione
I beni gestiti dagli enti vaticani sono al servizio della missione universale della
Chiesa e oggi, in particolare, è richiesto “un impegno sempre più incisivo” di correttezza
e trasparenza amministrativa. Sono due dei concetti principali ribaditi ieri mattina
dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nel discorso tenuto alla presentazione
del nuovo Regolamento della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede. Il
servizio di Alessandro De Carolis:
Fu Paolo VI
a volere che, nella Curia Romana da lui riformata, vi fosse un Ufficio preposto alla
gestione degli Affari Economici della Santa Sede. Tale ufficio doveva assolvere a
compiti precisi: conoscenza, controllo, vigilanza e coordinamento “di tutti gli investimenti
e le operazioni economiche più importanti della Santa Sede”. In Papa Montini c'era
l'esigenza di ammodernare tutto il lavoro svolto con il fondamentale obiettivo di
assicurare alla Chiesa un aspetto essenziale per la sua stessa esistenza, quello della
“autosufficienza economica”. Del resto, ha sottolineato il cardinale Bertone, la Chiesa
si è “sempre preoccupata di considerare la mera strumentalità dei beni temporali in
rapporto allo svolgimento della propria missione”, e cioè “il culto divino, le opere
di apostolato e di carità, l’onesto sostentamento del clero e degli altri ministri”.
Anche il Codice di Diritto Canonico – ha ricordato il segretario di Stato – stabilisce
che per il raggiungimento dei suoi “fini istituzionali” sia lecito per la Chiesa “l’acquisto,
il possesso, l’alienazione e l’amministrazione dei beni temporali”.
Tuttavia,
ha proseguito il segretario di Stato, “la Chiesa, in quanto tale, non possiede beni:
essa li possiede per il tramite degli enti che la compongono” e dunque ecco spiegato
il ruolo centrale svolto da un organismo come la Prefettura degli Affari Economici.
Nel recente passato, ha notato il cardinale Bertone, la prassi aveva in certo modo
ridotto i compiti con i quali la Prefettura era stata pensata, trasformandola in “una
sorta di ragioneria centrale della Santa Sede” e vedendo offuscati i compiti di “programmazione
e coordinamento economico generale”. Invece, con il nuovo regolamento, ha soggiunto,
“si ritorna allo spirito originario”, per cui – la Prefettura degli Affari Economici
si pone come un ente superiore rispetto alle singole amministrazioni vaticane, in
diretto rapporto con la Segreteria di Stato, con la quale è tenuta a concordare le
linee di “indirizzo e programmazione”.
Il nuovo Regolamento, promulgato lo
scorso febbraio, vede la luce nel periodo in cui – ha affermato il segretario di Stato
– la Santa Sede ha deciso di adeguarsi “alle norme internazionali di controllo finanziario”
e di conseguenza, ha asserito, “la necessaria trasparenza delle attività economiche
e finanziarie della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano esige un impegno
sempre più incisivo e congiunto di correttezza da parte delle singole Amministrazioni
nella gestione del patrimonio e delle attività economiche”. Infine, il cardinale Bertone
ha fatto riferimento alla situazione di crisi che ha investito il mondo, ribadendo
che “anche la Santa Sede” non “può che procedere ad una riduzione graduale, ma effettiva
dei costi a fronte di una perdurante impossibilità di aumentare i ricavi, almeno in
proporzione ai disavanzi che ultimamente si stanno registrando nei consuntivi consolidati”.
“E’ quanto mai necessario – ha concluso – che si accresca in tutti la consapevolezza
di dover sostenere non solo la missione della Chiesa e della Santa Sede, ma anche
la sua credibilità”.