Anche nel mondo dello
Sport i giovani rischiano talvolta di imboccare "vicoli ciechi". Lo ha rilevato Benedetto
XVI nel discorso agli atleti premiati alle Olimpiadi e Paraolimpiadi di Londra, ai
quali si e' rivolto "come a dei campioni-testimoni, con una missione da compiere:
possiate essere validi modelli da imitare". "La pressione di conseguire risultati
significativi non deve mai spingere a imboccare scorciatoie come avviene nel caso
del doping", ha ricordato rivolto ai campioni, auspicando poi che "lo stesso spirito
di squadra sia di sprone ad evitare questi vicoli ciechi, ma anche di sostegno a chi
riconosce di avere sbagliato, in modo che si senta accolto e aiutato". Benedetto XVI
si e' rivolto direttamente ai dirigenti, agli allenatori e ai diversi operatori sportivi:
"siete chiamati - ha scandito - ad essere testimoni di buona umanita', cooperatori
con le famiglie e le istituzioni formative dell'educazione dei giovani, maestri di
una pratica sportiva che sia sempre leale e limpida". "L'atleta che vive integralmente
la propria esperienza si fa attento al progetto di Dio sulla sua vita, impara ad ascoltarne
la voce nei lunghi tempi di allenamento, a riconoscerlo nel volto del compagno,
e anche dell'avversario di gara", ha osservato Papa Ratzinger che ha citato in merito
il beato Giovanni Paolo II, sottolineando che "l'esperienza sportiva puo' contribuire
a rispondere alle domande profonde che pongono le nuove generazioni circa il senso
della vita, il suo orientamento e la sua meta". (a cura di Davide Dionisi e
Luca Collodi)