Il Papa agli Olimpionici: siate testimoni di buona umanità, no a scorciatoie come
il doping
Al Palazzo Apostolico, stamani, si è rivissuto il clima delle Olimpiadi di Londra.
Il Papa ha, infatti, ricevuto una delegazione del Comitato Olimpico Italiano, con
gli atleti medagliati ai Giochi di quest’anno. Il Papa ha esortato gli olimpionici
e paralimpionici ad essere testimoni di umanità prima ancora che campioni negli stadi.
Quindi, li ha invitati a non prendere mai scorciatoie come il doping. L’indirizzo
d’omaggio al Papa è stato rivolto dal presidente del Coni, Gianni Petrucci. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
Lo sport è un
“bene educativo e culturale” che aiuta l’uomo “a comprendere il valore profondo della
sua vita”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI che, parlando agli atleti delle
Olimpiadi di Londra, li ha esortati a impegnarsi prima ancora che sul terreno dell’agonismo
su quello delle “qualità umane”. A voi atleti, ha detto, “non è stato chiesto solo
di competere e ottenere risultati”:
“Ogni attività sportiva, sia a livello
amatoriale che agonistico, richiede la lealtà nella competizione, il rispetto del
proprio corpo, il senso di solidarietà e di altruismo e poi anche la gioia, la soddisfazione
e la festa”.
Tutto ciò, ha osservato, “presuppone un cammino di autentica
maturazione umana”, fatta di “rinunce, di tenacia, di pazienza” e “umiltà”. Ed ha
ricordato come già il Concilio Vaticano II abbia sottolineato l’importanza di una
“cultura dello sport fondata sul primato della persona umana; uno sport al servizio
dell’uomo e non l’uomo al servizio dello sport”:
“La Chiesa si interessa
di sport, perché le sta a cuore l’uomo, tutto l’uomo, e riconosce che l’attività sportiva
incide sull’educazione, sulla formazione della persona, sulle relazioni, sulla spiritualità”.
Lo
testimonia, ha constatato, la presenza di spazi sportivi negli oratori e le "associazioni
di ispirazione cristiana”. Ed ha aggiunto che l’atleta che vive integralmente la propria
esperienza “si fa attento al progetto di Dio sulla sua vita”. Quindi, il Papa ha invitato
gli atleti a compiere la missione di essere dei “campioni-testimoni”, essere “validi
modelli da imitare”:
“La pressione di conseguire risultati non deve mai
spingere a imboccare scorciatoie come avviene nel caso del doping. Lo stesso spirito
di squadra sia di sprone ad evitare questi vicoli ciechi ma anche di sostegno a chi
riconosce di avere sbagliato, in modo che si senta accolto e aiutato”.
D'altro
canto, ha aggiunto, lo sport può educare anche all’“agonismo spirituale”, un obiettivo
ancora più importante in questo Anno della fede. Ogni giorno, ha detto, gli
atleti sono chiamati a far “vincere il bene sul male, la verità sulla menzogna, l’amore
sull’odio, e questo prima di tutto in se stessi”:
“Pensando poi all’impegno
della nuova evangelizzazione, anche il mondo dello sport può essere considerato un
moderno ‘cortile dei gentili, cioè un’opportunità preziosa di incontro aperta a tutti,
credenti e non credenti dove sperimentare la gioia e anche la fatica di confrontarsi
con persone diverse per cultura, lingua e orientamento religioso”.
Il Papa
ha così concluso il suo intervento ricordando la luminosa figura del Beato Pier Giorgio
Frassati, “giovane che univa in sé la passione per lo sport” e la “passione per Dio”.
Essere cristiani, ha detto, significa “amare la vita, amare la natura, ma soprattutto
amare il prossimo, in particolare le persone in difficoltà”.
Sulle parole del
Papa, Davide Dionisi ha raccolto a caldo, subito dopo l’udienza, le impressioni
di Ilaria Salvatori, fiorettista medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra 2012:
R. – Ha parlato
di valori sportivi, che si sposano con i valori cristiani. Ha parlato di sacrificio,
tutti elementi a noi familiari. E’ una grande emozione: io non ero mai stata così
a contatto e così vicina al Santo Padre. Ho avuto la possibilità di stringergli la
mano. E’ stato molto bello.
D. – Vi ha chiesto, per quanti vi ammirano, di
essere validi modelli da imitare…
R. – Sì, assolutamente sì: validi modelli
per i giovani, nel rispetto di quelle che sono le regole dello sport e di non intraprendere
scorciatoie sbagliate come nel caso del doping.
D. – Che aria si respirava
in Sala Clementina questa mattina?
R. – Devo dire che ho visto molte facce
commosse. Noi eravamo sicuramente felici. Felici perché era un bel momento, ma anche
un po’ tesi. C’era la paura di non saperci presentare nel giusto modo e di non essere
all’altezza. Invece, il Papa è stato molto, molto carino con noi e ci ha messo a nostro
agio.
Evitare “scorciatorie” come il doping: è questa una delle esortazioni
di Benedetto XVI agli atleti incontrati questa mattina. Il commento del presidente
della federazione italiana nuoto (Fin), Paolo Barelli, al microfono di Davide
Dionisi:
R. – I valori
dello sport: quindi non soltanto quelli di giungere primi, ma di comportarsi in maniera
corretta, usare lo spirito di sacrificio come elemento di costruzione del proprio
spirito e della propria persona. Un discorso emozionante, com’è sempre emozionante
essere di fronte al Santo Padre.
D. – Ai dirigenti e agli allenatori ha chiesto
di essere testimoni di buona umanità, cooperatori con le famiglie e le istituzioni
formative dell’’educazione dei giovani…
R. – Credo sia una missione che si
sposi appieno con quelli che sono i valori intrinseci dello sport, che sono lo stare
assieme, l’avere rispetto del prossimo e il vivere anche in comunità, ovvero i valori
fondamenti della famiglia.
D. – Un passaggio importante lo ha fatto anche
sul doping…
R. – Certo. Ogni strada e ogni scorciatoia per giungere a un risultato,
che sia dello spirito o che sia materiale, non deve essere presa. Questo non va fatto.
Non esistono scorciatoie. Bisogna essere corretti e leali come indicano i principi
fondanti dello sport.