Strage bambini Usa. Mosti: l’amore delle maestre più forte del male
L’America è sempre sotto shock per la strage alla scuola di Newtown, nel Connecticut,
dove oggi si recherà il presidente Barack Obama. Ieri sera la chiesa cattolica St.
Rose of Lima di Newtown, distante 1,6 km dalla scuola teatro del massacro, è stata
evacuata per un allarme bomba. La tragedia nella scuola ha rinnovato l’annoso dibattito
sulla facilità di accesso alle armi negli Usa, ma a prevalere, in queste ore, sono
il dolore per i tanti bambini rimasti uccisi e l’ammirazione per le maestre che hanno
sacrificato la vita per salvare i loro alunni. Proprio su questa straordinaria testimonianza
di amore di fronte al male, Alessandro Gisotti ha intervistato Eleonora
Mosti, segretario nazionale dell’Aimc, Associazione Italiana Maestri Cattolici:
R. – Quando
entriamo in aula, entriamo anche nel vissuto di questi nostri bambini, di questi nostri
alunni, e quindi anche la relazione che iniziamo con loro comporta una dedizione totale.
Ora, di fronte ad un male così eccessivo rimaniamo sempre sgomenti: come ha detto
il Santo Padre, è un evento così insensato e scioccante che ci lascia attoniti. Nello
stesso tempo, da questo male dobbiamo anche ricavare il bene, questo bene che ci porta
a riflettere sulla scuola.
D. – Quello che colpisce dalle testimonianze raccolte
in quei momenti terribili, è la straordinaria naturalezza con la quale queste maestre
– anche giovanissime – hanno dedicato la vita, sacrificandola, per questi bambini
…
R. – E’ proprio perché si entra in un mondo, il mondo dei nostri ragazzi
e bambini! Un mondo fatto di cuori, di storie, di vissuti che in qualche modo sentiamo
di dover proteggere. Per cui, viene naturale fare come ha fatto una delle insegnanti,
che li ha chiamati “i suoi sedici angeli”, nella sua classe: è vero! Abbiamo questo
senso materno, che poi più che un senso materno è un senso di protezione. Fino a dar
la vita.
D. – Un cristiano si interroga anche su questo: ritorna, in fondo,
la domanda di Auschwitz: dove era Dio, in questa situazione?
R. – Dio, noi
lo abbiamo abbandonato, e queste stragi sono anche un risultato di questa visione.
Dobbiamo rientrare nel rapporto con Dio. Ma siamo noi ad abbandonare Dio, perché Lui
non ci abbandona mai, ed ecco che Lui è entrato anche in questa storia così tragica,
proprio tramite l’atto eroico di una persona che diventa strumento di Dio e del bene
– in questo caso – grazie alla prontezza e al coraggio della preside, dell’altra insegnante,
così giovane – aveva solo 27 anni, che ha nascosto i bambini negli armadi, con grande
prontezza e lucidità … Ecco, credo che l’intervento divino abbia sempre l’ultima parola
…