Elezioni in Giappone: favorito il partito conservatore
Giappone alle urne, domani, per le elezioni politiche anticipate. Secondo i sondaggi,
il Partito Liberaldemocratico si avvia a riconquistare il potere a fronte di un previsto
tracollo del Partito Democratico del premier uscente Yoshhiko Noda. A pesare sul voto
la dura crisi economia che attanaglia anche il Giappone e l’instabilità politica che
ha caratterizzato gli ultimi governi progressisti. Per un’analisi delle sfide che
attendono il nuovo governo nipponico Marco Guerra ha intervistato Stefano
Vecchia, giornalista esperto di Estremo Oriente:
R. – Il Paese
è in stagnazione da molti anni ed è sull’orlo di una recessione. Evidentemente, questo
spaventa; e quello che soprattutto spaventa ancora di più l’elettorato giapponese
è che la classe politica ha dimostrato finora di non essere in grado di affrontare
con flessibilità, con rapidità, con incisività i problemi che mano a mano sono sorti,
come gli enormi costi della ricostruzione post-terremoto e post-tsunami e la crisi
nucleare, ovvero sia il fatto che la sospensione della produzione di energia termoelettrica
ha tolto un 30 per cento di disponibilità elettrica al Paese.
D. – I sondaggi
prefigurano una netta affermazione del Partito Liberaldemocratico conservatore, e
un tracollo dei Democratici attualmente al potere …
R. – Questo è dovuto soprattutto
alla poca incisività dei governi democratici che si sono succeduti dal 2009 e hanno
fallito uno dietro l’altro su problemi diversi; dall’altro lato, i Liberaldemocratici
hanno una lunga tradizione di potere e hanno governato quasi ininterrottamente dall’inizio
degli anni Cinquanta e, anche se hanno ingessato il sistema-Giappone, molti ricordano
però che sotto il loro governo il Giappone ha sperimentato un progresso eccezionale
– pagato a caro prezzo dal punto di vista sociale – e che comunque, in qualche modo,
è un partito che ha garantito stabilità in momento anche di grave incertezza.
D.
– Queste elezioni quali ripercussioni possono avere sullo scacchiere asiatico?
R.
– I Democratici al potere hanno cercato – soprattutto, potrebbero cercare –
una maggiore via di dialogo con la Cina, con cui hanno questo contenzioso territoriale
aperto sulle Isole Senkaku-Diaoyu. I Liberaldemocratici sono, in quanto conservatori,
meno propensi ad un dialogo. Teniamo presente che, al di là delle aperture che ci
sono state, ci sono problemi che tengono viva una tensione che esiste dal dopoguerra
e che continua tuttora. Oltretutto, a maggior ragione se i Liberaldemocratici dovessero
avere l’appoggio – magari anche esterno – dei partiti nazionalisti, a quel punto i
rapporti con Pechino sarebbero ulteriormente problematici, come anche quelli della
Corea del Sud. Quindi, è un risultato che tocca anche un ambito più vasto dal punto
di vista strategico, perché gli Stati Uniti hanno ribadito anche di recente il loro
appoggio al Giappone e hanno ricordato l’accordo che li obbliga ad intervenire a sostegno
del Giappone in caso di aggressione.