Nella seconda predica d'Avvento di p. Cantalamessa una chiave di lettura del Concilio
Vaticano II
Il Concilio Vaticano II, come leggerlo e come vederlo a 50 anni di distanza. Padre
Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, ha proposto questo tema,
ieri mattina, nella sua seconda predica d’Avvento, pronunciata nella Cappella Redemptoris
Mater, in Vaticano, e ascoltata dal Papa e dalla Curia Romana. Il religioso cappuccino
ha evidenziato che non è solo ai testi del Concilio che occorre guardare per tracciarne
un bilancio, è necessario anche riconoscere in esso il ruolo dello Spirito Santo.
Il servizio di Tiziana Campisi:
Aggiornamento,
rottura, novità nella continuità: sono queste le chiavi di lettura che nel corso degli
anni sono servite per comprendere il Concilio Vaticano II. Ma è il discorso di apertura
di Giovanni XXIII a spiegarne il senso. Il Concilio, ha detto il Beato pontefice,
“vuole trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica … approfondita
ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi”. Da qui si deve partire, ha
affermato padre Raniero Cantalamessa, per non lasciarsi dilaniare dalle due correnti
nate con il Concilio Vaticano II: quella della continuità con il passato e quella
della novità rispetto ad esso:
“Che cos’é che permette di riconciliare gli
opposti e parlare di novità nella continuità, di permanenza nel cambiamento, se non
appunto l’azione dello Spirito Santo nella Chiesa? ... Lo Spirito Santo non dice parole
nuove, non crea nuovi sacramenti, nuove istituzioni, ma rinnova e vivifica perennemente
le parole, i sacramenti e le istituzioni create da Gesù. Io amo dire: lo Spirito Santo
non fa cose nuove, ma fa nuove le cose!”
Aiuta Sant’Agostino a recepire
che il Concilio Vaticano II sarebbe lettera morta se non vi si considerasse l’azione
dello Spirito Santo. E’ stato il vescovo di Ippona a chiarire che “i precetti evangelici,
senza la grazia dello Spirito Santo, sarebbero ‘lettera che uccide’. Ecco allora cosa
dire, ha aggiunto padre Cantalamessa, dei precetti della Chiesa e dei decreti del
Concilio:
"La implementazione o l’attuazione del Concilio non avviene dunque
recto tramite, non bisogna cercarla nell’applicazione letterale e quasi meccanica
del Concilio, ma 'nello Spirito', intendendo con ciò lo Spirito Santo e non quel vago
'spirito del Concilio'".
Infine il predicatore della Casa Pontificia ha
parlato dei frutti del Concilio Vaticano II, domandandosi dove e come l’immagine della
Chiesa tracciata nei documenti del Concilio è passata alla vita. Ricordando “quello
che Gesù diceva del regno di Dio: “Nessuno dirà: ‘Eccolo qui’, oppure: ‘Eccolo là’.
Perché il regno di Dio è in mezzo voi” (Lc 17, 21)”, padre Cantalamessa ha suggerito
di coglierne i segni nei movimenti ecclesiali, intendendo tali anche le parrocchie,
le associazioni di fedeli e le nuove comunità. Sembra esagerato parlare di una nuova
Pentecoste, ha concluso il religioso cappuccino, “visti tutti i problemi e le controversie
sorti nella Chiesa" dopo e a causa del Concilio? “Non dobbiamo far altro che andare
a rileggerci gli Atti degli Apostoli e costatare come problemi e controversie non
mancarono neppure dopo la prima Pentecoste. E non meno accesi di quelli di oggi”.