2012-12-14 08:13:05

Egitto: domani referendum sulla Costituzione. Appello delle Chiese cristiane


In Egitto, vigilia incandescente per il referendum sulla nuova Costituzione. Anche oggi, manifestazioni sia dei sostenitori del presidente Morsi che dell’opposizione. Si andrà al voto in due date, domani e il 22 dicembre prossimo, a causa della defezione ai seggi di gran parte della magistratura, contraria alla nuova Carta. Sul piede di guerra anche il fronte che accusa il presidente del tentativo di svolta autoritaria e che minaccia di non riconoscere il voto, se non vi saranno le condizioni di necessaria trasparenza. Le Chiese cristiane, intanto, fanno appello alla partecipazione: “Gli egiziani esprimano il proprio voto in libertà e secondo coscienza”. Sul clima a poche ore dall’apertura delle urne, Giancarlo La Vella ha sentito il giornalista Giuseppe Acconcia, che si trova in Egitto:RealAudioMP3

R. - Oggi, due le manifestazioni: una dei Fratelli Musulmani, ovviamente a favore del presidente Morsi e della nuova Costituzione, l’altra delle opposizioni. Come al solito, si riuniranno in Piazza Tahrir e poi in altri quartieri del Cairo. Ieri, il fronte degli oppositori ha espresso grande preoccupazione per la correttezza del voto. Soprattutto Amr Mussa ed El Baradei hanno parlato della difficoltà di tenere il voto in due giorni, facendo notare come in questo modo sia più facile manipolare il risultato del referendum.

D. - Dai contatti che stai avendo con gli egiziani, si può dire che effettivamente c’è questa spaccatura nel Paese anche nella popolazione?

R. - Sì. La popolazione è divisa: c’è chi vuole che questo voto per il "sì" riporti la stabilità nel Paese e condizioni economiche migliori e chi, come l’opposizione, che spinge per il “no”, stigmatizzando alcuni punti critici della nuova Costituzione, che vanno dagli accresciuti poteri del presidente della Repubblica, alle questioni relative alle corti militari, che possono giudicare i civili. E poi tanti piccoli elementi della nuova Costtituzione che sono considerati non appropriati, come il riferimento ai valori della moralità e della famiglia, che potrebbero limitare i diritti delle minoranze religiose e delle donne. Quindi, la società egiziana non soltanto è divisa nel giudicare il referendum, ma lo è anche nel giudicare la figura di Mohammed Morsi. Questo referendum di oggi e del 22 dicembre prossimo, si sta anzi trasformando in un voto pro o contro Morsi.

D. - Ritieni che dopo il voto non tanto lo scontro con le opposizioni, ma quello con la magistratura possa in qualche modo rientrare?

R. - Già nei giorni scorsi, alcuni magistrati sono tornati sui loro passi, dopo che il presidente Morsi ha ritirato il decreto presidenziale del 22 novembre nel quale ampliava i suoi poteri. Ma la spaccatura con la magistratura è particolarmente grave, non soltanto perché il decreto presidenziale ha limitato il ruolo dei magistrati, ma anche perché all’interno della nuova Costituzione ci sono aspetti che limitano l’operato dei magistrati, in particolare quello secondo il quale i civili possono essere processati da Corti militari. Ecco perché il confronto con i magistrati è grave e la magistratura ha continuato a manifestare anche nei giorni scorsi assieme a gran parte della stampa egiziana. Infatti, l’altro punto grave è la limitazione del diritto di espressione: quindi, sono sia i giornalisti che i magistrati che continuano a dimostrare in piazza, al Cairo e anche nelle altre città egiziane.







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