Economia: l’Europa sblocca gli aiuti alla Grecia, soddisfazione pure per l’Unione
bancaria
“La crisi economica non è ancora passata, resta molto da fare”. Così ieri il presidente
del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy al termine della prima giornata dei lavori
a Bruxelles. Oggi prosegue il vertice ma intanto c’è soddisfazione per il via libera
all’Unione bancaria sotto la vigilanza della Banca Centrale Europea. Novità anche
per la Grecia con i nuovi aiuti approvati dall’Eurogruppo. Laura Serassio:
Un meccanismo
comune per agire di fronte alle banche in difficoltà, su questo si concentreranno
i lavori dei Ventisette, che ieri si sono dati un calendario per proseguire nell’ottica
di una maggiore integrazione economica e monetaria. La scadenza è giugno 2013, nel
frattempo le istituzioni ragioneranno anche di contratti individuali da stipulare
con i singoli Stati membri sulle riforme strutturali che intendono attuare, prevedendo
anche un incentivo finanziario per i Paesi adempienti. E mentre i leader festeggiano
l’affidamento alla Bce del controllo sugli istituti di credito, un Eurogruppo, in
mattinata, sigla l’accordo sulla Grecia. Via libera alla tranche del prestito per
il Paese, 35 miliardi subito, altri 15 entro marzo 2013. A pesare sulla decisione,
la conclusione positiva dell’operazione di riacquisto del debito, che ha permesso
ad Atene di ridurlo di 20 miliardi di euro. “Abbiamo sconfitto le Cassandre che prevedevano
la fine dell’euro”, ha commentato il Commissario all’Economia Olli Rehn, ammettendo
“quella con la Grecia è stata un’Odissea, ma con oggi mettiamo fine all’incertezza”.
Ribadito, poi, l’obiettivo di abbassare il debito al 124% del pil nel 2020: per raggiugerlo”
ha detto il Presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, “la Grecia e l’eurozona
sono pronte a prendere, se necessario, altre misure”.
Dunque ieri giornata
importante per la Grecia, il premier Samaras ha affermato che i sacrifici non sono
stati vani; “finita l’incertezza”: ha aggiunto il commissario europeo Olli Rehn. Sul
fronte dell’Unione bancaria, il presidente della Banca Centrale Europea, Draghi, ha
parlato di un’intesa che segna “un passo importante verso un'unione economica e monetaria
stabile”. Proprio sulla sorveglianza della Bce, Massimiliano Menichetti ha
chiesto un giudizio a Carlo Secchi, docente di politica economica europea alla
Bocconi di Milano:
R. – Il tema
è centrale per il buon funzionamento del mercato finanziario europeo e della politica
monetaria comune della zona euro. Chiaramente, ha trovato molte resistenze, soprattutto
rispetto all’idea iniziale, che era quella di una supervisione bancaria, affidata
alla Bce, per tutte le banche, comprese quelle di medie e piccole dimensioni e comprese
le banche regionali della Germania. Quindi, non c’è da stupirsi che il compromesso
sia stato raggiunto con fatica. L’importante però è che ci sia stato un risultato.
Sarebbe stato meglio avere un risultato pieno, ma bisogna soprattutto ritenerlo una
prima importante tappa.
D. – Nonostante, dunque, il compromesso e le difficoltà,
il giudizio è positivo...
R. – Molto positivo, perché le regole sottostanti
alla vigilanza bancaria nell’eurozona, ora affidata alle banche centrali nazionali
sono diverse e rischiano di creare problemi, almeno da due punti di vista: diversi
criteri nel valutare la solidità delle banche e diversi requisiti da imporre. Quindi,
è un passo avanti molto importante, paragonabile a quello dell’unione fiscale o del
fiscal compact, sul quale pure si sta progredendo con discussioni e problemi
non facili da risolvere.
D. – In concreto, quanto potrà incidere la Banca centrale
europea?
R. – Prima di tutto, detta regole comuni. Quindi, requisiti patrimoniali,
la struttura dei bilanci: le varie voci concorrono a determinare un giudizio positivo
o più cauto sulla solidità delle banche stesse e così via. La vigilanza però non si
limita a dare giudizi di solidità, ma ha potere ispettivo: ha il potere di dettare
regole sulla loro organizzazione, sulle modalità di erogazione del credito, sulle
modalità di rapportarsi con la clientela… Quindi, avremo finalmente uniformità di
gestione del sistema bancario.
D. – C’è chi dice che, comunque, andare verso
l’unione bancaria comporti una contrazione di libertà per quanto riguarda le politiche
nazionali...
R. – Degli eccessi di libertà goduti dalle banche nazionali, stiamo
tuttora pagando le conseguenze. Qui, riduzione di libertà significa regole precise
anche dal punto di vista degli impieghi: basti pensare a come sono stati utilizzati
senza controllo i titoli "tossici", i derivati e così via. Queste regole servono per
evitare guai come quelli che dal 2008 ci stanno affliggendo a livello mondiale e negli
ultimi due anni a livello europeo.
D. – C’è il pericolo che controllando le
banche si arrivi poi a controllare le economie di un Paese, quindi la politica di
un Paese?
R. – Il controllo del sistema bancario, cioè la vigilanza prudenziale,
non la nazionalizzazione del sistema, serve a garantire efficacia alla politica monetaria,
che poi utilizza determinati strumenti che producono i propri effetti sull’economia
reale, sul sistema produttivo, su occupazione… E’, quindi, fondamentale che questo
sia sottoposto a regole precise e ad un’attività di vigilanza da parte della Banca
Centrale.
D. – Oggi, l’approvazione anche della tranche di aiuti nei confronti
della Grecia. Una risposta compatta dell’Europa alla crisi?
R. – Credo proprio
di sì. E’ un segnale importante, pur con la lentezza, le contraddizioni e i tentennamenti
che hanno caratterizzato l’intero processo negli ultimi mesi. Però, si va nella direzione
giusta, quella che ci può consentire di mettere in sicurezza le situazioni più a rischio
e di vedere, finalmente, una via di uscita a questa situazione di crisi. Una via d’uscita
che avremmo potuto trovare anche prima – con un po’ più di raziocinio e coerenza –
ma, meglio tardi che mai.
D. – Nei confronti degli aiuti, si è parlato di boccata
d’aria. Questa, in realtà, è una speranza concreta per la Grecia…
R. – Certo
perché vuol dire che i progressi compiuti dal Paese ellenico sono stati considerati
soddisfacenti, hanno incontrato l’approvazione. Quindi, si mette mano al portafoglio,
perché si è convinti che questo possa servire ad andare verso una soluzione definitiva.