Rasmussen: regime siriano al collasso. Georgieva: aumenta l'impegno umanitario dell'Ue
Almeno 102 persone sono morte oggi in Siria, secondo un bilancio provvisorio dei Comitati
locali di coordinamento dell'opposizione. Tra queste 17 sarebbero le vittime dell'esplosione
di un'autobomba alla periferia di Damasco. La tv di Stato aveva parlato di otto uccisi.
E mentre il regime di Assad smentisce le accuse di Usa e Nato, secondo cui l’esercito
avrebbe sparato missili Scud all'interno del Paese, per la prima volta Mosca afferma
che il governo siriano starebbe perdendo gradualmente il controllo del territorio
e non esclude la vittoria dell’opposizione. Ma intanto aumenta l’emergenza umanitaria,
per la quale l’Unione Europea ha stanziato nei giorni scorsi ulteriori 30 milioni
di euro. Ma qual è la situazione attualmente sul campo? Salvatore Sabatino
ha intervistato Kristalina Georgieva, commissario Ue per la cooperazione e
gli aiuti umanitari, in partenza per i campi profughi in Turchia e Libano:
R. – The Syrian
crisis is profound, because it is affecting a very large number … La crisi siriana
è profonda, perché sta coinvolgendo un numero molto grande di persone in maniera drammatica
e determina anche uno stato di grande ansia nei Paesi limitrofi – Giordania, Libano,
Turchia e Iraq – rischiando di destabilizzarli, oltre a creare nuove ondate di sofferenza.
Il grande problema che ci troviamo di fronte è che con il passare dei giorni, sempre
meno aiuti raggiungono le persone che ne hanno necessità in Siria, perché i combattimenti
si intensificano e le condizioni di sicurezza per gli operatori umanitari peggiorano
costantemente.
D. – Lei ha parlato dei Paesi limitrofi che, comunque, subiscono
la crisi siriana: parliamo della Turchia, della Giordania, del Libano … Tra questi
Paesi, la Turchia ha reagito meglio – forse perché è un Paese più grande. I Paesi
che, invece, subiscono le conseguenze maggiori sono il Libano e insieme ad esso la
Giordania, che è molto piccolo che fa molta fatica a gestire questa crisi …
R.
– First let me say that the most dramatic problem is still inside Syria. … Devo
dire prima di tutto che il problema più drammatico però rimane dentro i confini siriani,
dove ci sono almeno un milione e 200 mila persone sfollate internamente; quattro o
cinque milioni sono, invece, le persone che hanno bisogno di assistenza in quanto
vittime dirette della guerra, e attualmente solo una persona su quattro ne riceve.
E’ vero, però, che anche i vicini sono seriamente colpiti da questa crisi: abbiamo
superato i 500 mila rifugiati e il carico su Giordania e Libano, in particolare, è
aumentato in misura tale da mettere in pericolo la capacità di resistenza dei Paesi
a questo urto. Ed è a questo punto che la nostra responsabilità deve farci intervenire
per aiutare questi Paesi.
D. – Ultimamente, l’Europa ha stanziato 30 milioni
di euro che vanno a sommarsi agli altri circa 300 milioni di euro, già stanziati in
precedenza. La comunità internazionale, secondo lei, si sta muovendo nel modo giusto?
R.
– We are increasing funding, keeping in mind the absorptive capacity of … Noi stiamo
aumentando i finanziamenti, in considerazione della capacità di assorbimento dei nostri
partner. Loro, infatti, operano in condizioni molto difficili e noi continueremo ad
aumentare la nostra assistenza, anche l’anno prossimo. A tutt’oggi, solo la Commissione
Europea ha fornito 126 milioni di euro e non ci fermeremo qui. La mia richiesta è
rivolta ad altri donatori, affinché facciano la stessa cosa. Non è sufficiente disporre
di denaro: dobbiamo assicurarci anche che questo denaro raggiunga proprio le persone
che ne hanno bisogno. Abbiamo una responsabilità nei riguardi dei cittadini europei:
dobbiamo infatti garantire che i denari che hanno donato non vadano sprecati. In una
crisi complessa come quella siriana, bilanciare gli aiuti alle persone con la certezza
che questi aiuti non siano deviati o sprecati, è una responsabilità cui diamo grande
peso.
D. – Barroso, ricevendo il Premio Nobel per la Pace 2012, ha detto: “La
Siria è una macchia nella coscienza del mondo”. In molti hanno parlato di una posizione
piuttosto debole dell’Europa, di fronte a questa crisi. Lei, che è molto impegnata
quotidianamente nella gestione della guerra siriana, non accetta queste critiche.
Come si può rispondere a queste critiche?
R. – We Europeans, we have done 50
per cent of the assistance to the Syrian … Noi europei abbiamo fornito il 50 per
cento dell’assistenza al popolo siriano, mentre rappresentiamo soltanto il 20 per
cento dell’economia mondiale. Quindi, sì, è vero, dobbiamo fare di più per la gente
che soffre, ma altrettanto dovrebbero fare altri, soprattutto le economie di mercato
emergenti: con un maggiore benessere viene anche una maggiore responsabilità.
D.
– E allora, perché ci sono tutte queste critiche?
R. – I believe the critics
are coming from the perspective of Europe always being … Credo che le critiche
vengano dalla prospettiva secondo cui l’Europa è sempre in prima linea nel fornire
finanziamenti per aiuti umanitari e sviluppo; ma ora che abbiamo le nostre difficoltà
economiche, questo fa nascere la preoccupazione che possiamo ridurre il nostro sostegno
ai più bisognosi. Inoltre, va ricordato che l’Europa dona generosamente e in maniera
molto discreta: le azioni concrete ci sono, ma non vengono comunicate …