Mons. Raspanti: con Twitter il Papa sta in ogni piazza del mondo
Tutti i fedeli, non solo il Papa, sono chiamati all’evangelizzazione del “continente
digitale”. Il giorno dopo i primi tweet di Benedetto XVI, Emanuela Campanile
ha chiesto a mons. Antonio Raspanti, vescovo di Acireale, presente su Twitter,
un commento sull’iniziativa del Papa:
R. – Ci portiamo,
da alcuni decenni, una sorta di cappa addosso come se la Chiesa, siccome andrebbe
lenta, siccome nelle decisioni non è così istintiva, allora è come se andasse sempre
a “rimorchio” delle innovazioni, quando invece i Pontefici, tutti i Pontefici, spesso
nel momento in cui, si sono scoperte la bontà di molte innovazioni, dalla tecnologia
umana, la Santa Sede, i Pontefici in prima persona, mai si sono tirati indietro, anzi
sono stati sempre pronti all’appello perché è il bene dell’uomo, è la bellezza del
Creato, cui la Santa Chiesa guarda.
D. – Social network come Twitter o Facebook
sono quelli che vengono definiti “luoghi di senso”. Possiamo definirli “varchi” anche
per il messaggio cristiano?
R. – Certo, è da alcuni decenni che parecchi documenti
della Santa Sede, oltre che della Conferenza episcopale italiana e delle varie conferenze
episcopali del mondo, hanno insistito nel guardare a questi mass-media e in modo particolare
ai social network come ambienti, non come semplici mezzi attraverso cui passa un messaggio
precostituito. Questo significa che il senso si costituisce nell’ambiente stesso,
nel mezzo stesso che lo veicola, e quindi che non si limita ad essere soltanto uno
strumento ma è un luogo all’interno del quale colui che lo usa, gli interlocutori
- perché tu non lo usi mai da solo, tu lo costruisci insieme ad altri, la comunicazione,
il messaggio lo fai insieme ad altri, non lo fai da solo - non sono in senso unico.
In questo c’è la possibilità di un varco.
D. – Però si è anche aperti così,
si offre un po’ il fianco alle critiche…
R. – Io colgo in questo l’ulteriore
passo avanti compiuto ieri dal Santo Padre. Il social network è una piazza dove, tutto
sommato, tu parli ma su quello che tu dici ti presti immediatamente a che l’altro
ti parli addosso, ti dica, ti giudichi. Questa è la grande novità di un social network.
Ieri, ripensando all’evento che stava per accadere, pensavo che da epoche in cui il
Papa era veramente difficilmente raggiungibile - perché faceva parte della cultura
di un’epoca e nessuno si meravigliava -, si è passati a un Papa che va in televisione,
che parla alla radio, e oggi a un Papa che sta nella piazza. Al di là di piazza San
Pietro, stare in un social network del mondo significa stare in qualunque piazza,
lasciandosi anche gridare addosso critiche, oltre che ovviamente approvazioni e scambi.
Direi che è una prova strepitosa.